L’Unione Europea punta molto sul grande potenziale di miglioramento della gestione dei rifiuti nell’UE per giungere a un migliore utilizzo delle risorse, aprire nuovi mercati, creare posti di lavoro e ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime, consentendo di ridurre gli impatti ambientali.
Per sostenere il passaggio verso un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di CO2 l’Unione Europea – nell’ambito di “Europa 2020”, ha quindi stabilito che occorre scindere la crescita economica dall’uso delle risorse e dell’energia, rendendo l’economia della UE una “economia circolare” basata cioè su una società che ricicla allo scopo di ridurre la produzione di rifiuti e utilizzarli come risorsa.
Per fare questo occorre passare da una “economia lineare” (in cui l’ottimizzazione delle risorse avviene verticalmente con processi di produzione – consumo – smaltimento) ad un modello definito “economia circolare”, in cui le stesse risorse vengono utilizzate più volte, facendole girare attraverso il riutilizzo ed il riciclo, con conseguenti notevoli guadagni in efficienza.
Si tratta di un modo nuovo di fare economia, votato a risolvere, in parte, il problema dell’approvvigionamento di materie prime e che consente di limitare la produzione di rifiuti da parte del sistema industriale; un modello economico in cui il prodotto già in fase di progettazione non viene più considerato un rifiuto alla fine della sua vita utile, ma come qualcosa da riusare o riciclare.
Lo schema economico di produzione e consumo/utilizzo a cui punta l’Unione Europea presuppone quindi un’economia industriale che è rigenerante per intenzione, che intende utilizzare energie rinnovabili, che minimizza, traccia, e (auspicabilmente) elimina l’uso di sostanze chimiche tossiche, ed elimina i rifiuti attraverso un’attenta progettazione.
La virata verso l’economia circolare comporta, oltre a un’adozione massiccia delle fonti di energia rinnovabile, una forte spinta all’innovazione scientifica e industriale, che è storicamente moltiplicatrice di ricchezza.
Così facendo si potrebbero risparmiare oltre 630 miliardi di dollari all’anno, cifra pari al 23% dell’attuale spesa in materie prime e a circa il 3,5% del PIL europeo.