/Istruzione: un esercito di 137mila precari,

Istruzione: un esercito di 137mila precari,

L’Europa accusa, il MIUR rassicura

I precari della scuola sono in aumento, nonostante i concorsi, le stabilizzazione e le immissioni in ruolo. Con l’Unione Europea che accusa l’Italia di discriminarli dal punto di vista economico. Il problema del precariato nella scuola sembra davvero senza soluzione: oggi, quasi un docente della scuola italiana su 5 è supplente. Con tutte le conseguenze negative per gli stessi precari, costretti a cambiare scuola ogni anno e vivere in un continuo stato di incertezza, e per gli alunni obbligati a cambiare spesso docenti. A denunciare l’impennata dei precari è l’Anief, il sindacato di Marcello Pacifico, che parla di vero e proprio “esercito dei precari che ha raggiunto quota 137mila”. E punta il dito contro il “governo che adotta misure blande e continua a ignorare le direttive UE sulle assunzioni”. “Senza contare  –  continua Pacifico  –  le decine di migliaia di contratti stipulati per supplenze brevi”.

 

Secondo i dati provvisori, relativi al 5 novembre scorso, i docenti supplenti  –  fino al termine delle lezioni e fino al 31 agosto  –  quest’anno ammontano a 118.468 unità. Lo scorso anno si fermarono a 107.875. Il resto dei precari  –  18.428 in totale  –  è costituito da personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) che è rimasto pressoché invariato nell’arco di 12 mesi. La cosa sorprendente di questi numeri è che i precari della scuola sono aumentati nonostante le 11mila immissioni in ruolo autorizzate lo scorso settembre dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Assunzioni che avrebbero dovuto contribuire a sfoltire le fila di coloro che attendono il posto fisso. E invece no. L’incremento ha interessato tutti i supplenti. Quelli annuali, seduti sulle cattedre vacanti, che crescono di 2mila e 500 unità, e i colleghi nominati fino al termine delle lezioni, che si impennano di quasi 8mila unità.

Intanto, migliaia di supplenti non ricevono lo stipendio alla fine di ogni fine mese. “Le segreterie  –  denuncia la Flc Cgil  –   continuano ad essere subissate dalle ricorrenti e legittime richieste dei lavoratori che non ricevono lo stipendio”. “Il problema è serio  –  continuano da via Serra  –  e va ricondotto a due cose essenziali: il ministero, nonostante gli annunci e le buone intenzioni dichiarate, continua a sottovalutare la situazione dal punto di vista finanziario avendo esaurito i soldi da erogare; il sistema è mal regolato tanto che non fa leggere correttamente i contratti caricati dalle scuole”. Ma sulla questione degli stipendi arriva una buona notizia: la stessa Cgil annuncia che “Il Ministero, da noi interpellato, ha garantito che dalla prossima settimana saranno disponibili emissioni speciali, al fine di garantire il pagamento dei contratti inseriti a sistema entro il 31 ottobre.

Il tutto, mentre la Commissione europea dà l’ultimatum al nostro Paese sul trattamento economico dei precari: 60 giorni di tempo per rispondere circa la differenza di trattamento stipendiale tra i precari di lunga data e gli insegnanti di ruolo. “La via maestra  –  dichiara Francesco Scrima, a capo della Cisl scuola  –  per tutelare i precari, risolvendo anche le questioni di natura retributiva che li riguardano, è dare stabilità al loro lavoro. “Continueremo dunque a perseguire con ancor più decisione un obiettivo, la stabilità del lavoro, che è da sempre  –  conclude  –  al centro della nostra attenzione e della nostra iniziativa. Lo faremo in ogni sede di confronto, a partire dall’incontro col ministro in programma venerdì mattina”.