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Formazione finanziata gratuita per le aziende: come funziona?

Quali sono gli adempimenti obbligatori e a chi rivolgersi per accedere ai benefici dei fondi paritetici interprofessionali. Di seguito una breve guida per indirizzarti nella scelta.

Svolgi un’attività imprenditoriale? Sei un libero professionista? hai dei dipendenti? Hai necessità di riqualificare i tuoi  dipendenti, ma non l’hai ancora fatto per via dei costi proibitivi di corsi, master e seminari a pagamento?

Probabilmente, non sei a conoscenza che le aziende ed i professionisti hanno l’opportunità di accedere alla formazione gratuita finanziata per i propri dipendenti: grazie all’utilizzo dei fondi interprofessionali, parte del costo di corsi, master e  seminari, ed in alcuni casi l’intero costo, è coperto dai contributi degli stessi.

Questa opportunità, in molti casi è proposta non solo ai dipendenti dell’azienda o del professionista, ma anche allo stesso  titolare o libero professionista datore di lavoro. Una grande opportunità da sfruttare pienamente.

Facciamo allora il punto sui fondi interprofessionali e sulla formazione finanziata: come funziona, chi può richiederla, a chi  ci si deve rivolgere.

Quale formazione può essere finanziata?

Le attività formative che possono essere finanziate, nella gran parte delle opportunità, riguardano la formazione continua dei  lavoratori. Le attività di formazione continua sono normalmente rivolte agli adulti occupati ed hanno come obiettivo l’aumento  della competitività dell’impresa ed il rafforzamento professionale ed occupazionale dei lavoratori.

Il lavoratore può partecipare ad attività di formazione continua in maniera autonoma, oppure può essere invitato alla  partecipazione dall’azienda, che predispone le attività formative per adeguare la professionalità e le competenze dei propri  dipendenti, in stretta connessione con l’innovazione tecnologica ed organizzativa del processo produttivo della propria realtà  aziendale.

Le azioni formative, in ogni caso, possono avere carattere:

– aziendale: trattasi di azioni formative promosse dalle imprese per accompagnare i processi di trasformazione e di ristrutturazione;

– pluriaziendale: le imprese hanno la possibilità di presentare congiuntamente piani di formazione, contenenti azioni formative  diversificate, rivolti ai propri dipendenti per il raggiungimento di comuni obiettivi, in riferimento a stesse tematiche o  oppure a metodologie e strumentazioni di utilizzo comune;

– individuale: trattasi di interventi sperimentali, finalizzati al rilancio e allo sviluppo delle competenze possedute da  lavoratori dipendenti, sulla base di progetti elaborati da singoli lavoratori, che possono utilizzare l’assistenza tecnica di centri di orientamento e di formazione professionale.

La formazione deve essere svolta durante l’orario di lavoro?

Le attività formative possono realizzarsi durante o fuori dall’orario di lavoro, utilizzando nel primo caso anche gli strumenti  contrattuali specifici esistenti, come i permessi retribuiti.

Che cosa sono i fondi paritetici interprofessionali?

Per agevolare la competitività e la produttività delle imprese di ciascun settore economico ed implementare le potenzialità dei  lavoratori, possono essere istituiti, con accordi interconfederali (parti datoriali e parti sindacali), fondi paritetici  interprofessionali nazionali per la formazione continua dei lavoratori dipendenti.

I fondi sono alimentati dai contributi dei datori di lavoro che vi aderiscono, finanziano i piani formativi aziendali,  settoriali e territoriali che le imprese realizzano per i propri dipendenti, assieme ai piani formativi individuali.

L’adesione al fondo interprofessionale è obbligatoria?

Il datore di lavoro, azienda o professionista, non è obbligato ad aderire a un fondo interprofessionale: tuttavia, aderire a un fondo interprofessionale non comporta alcun onere aggiuntivo, perché l’aliquota versata al fondo prescelto (in parole semplici, una parte dei contributi Inps), nel caso in cui il datore non aderisca ad alcun fondo, dovrebbe essere comunque liquidata  all’Inps a copertura della disoccupazione involontaria.

Quanto costa aderire a un fondo interprofessionale?

Aderire a un fondo interprofessionale non comporta alcun costo aggiuntivo: difatti l’aliquota di finanziamento, pari allo 0,30% della retribuzione imponibile dei lavoratori, deve essere comunque versata dall’azienda, unitamente alla contribuzione a copertura della disoccupazione involontaria. Si tratta, dunque, non di una spesa in più, ma di una diversa destinazione di una parte della contribuzione ordinaria per la copertura della disoccupazione involontaria.

Questa disposizione non si applica, di conseguenza, ai datori di lavoro ed ai lavoratori esclusi da questa contribuzione, o non  tenuti al versamento del contributo integrativo, come i lavoratori extracomunitari stagionali, gli operai agricoli ed i lavoratori somministrati.

Come si aderisce a un fondo interprofessionale?

Per comunicare le adesioni ai fondi, le aziende possono utilizzare il modello di denuncia contributiva mensile Uniemens. Le scelte possono essere esercitate durante l’intero anno solare, e i loro effetti decorrono dal periodo di paga, cioè dal mese di  competenza della denuncia, nel quale le stesse vengono indicate.

Il modello Uniemens deve essere utilizzato anche per comunicare la revoca dell’adesione al fondo, compreso il caso in cui si  vuole comunicare la contestuale adesione ad un altro fondo.

Che cosa succede se si cambia fondo interprofessionale?

Se il datore di lavoro migra ad un altro fondo interprofessionale, la quota di adesione versata presso il fondo di provenienza  nel triennio precedente deve essere trasferita al nuovo fondo di adesione, nella misura del 70% del totale, al netto  dell’ammontare eventualmente già utilizzato dal datore di lavoro interessato per finanziare i propri piani formativi.

Queste regole sono applicate a condizione che l’importo da trasferire per tutte le posizioni contributive sia almeno pari a  3mila euro, e che le posizioni non siano riferite ad aziende o datori di lavoro le cui strutture, in ciascuno dei tre anni  precedenti, rispondano alla definizione comunitaria di micro e piccole imprese.

Il fondo di provenienza esegue il trasferimento delle risorse al nuovo fondo entro 90 giorni dal ricevimento della richiesta da  parte del datore di lavoro, senza l’addebito di oneri o costi. Il fondo di provenienza è inoltre tenuto a versare al nuovo  fondo, entro 90 giorni dal loro ricevimento, eventuali arretrati successivamente pervenuti dall’Inps per versamenti di  competenza del datore di lavoro interessato.

Si può utilizzare la formazione finanziata per gli apprendisti?

I fondi possono utilizzare parte delle risorse a essi destinati per misure di formazione anche a favore degli apprendisti.

I contributi versati a un fondo interprofessionale possono essere destinati a un fondo di solidarietà?

Gli accordi e i contratti collettivi, se hanno ad oggetto la costituzione di un fondo di solidarietà bilaterale, possono  prevedere che nel fondo stesso confluisca anche l’eventuale fondo interprofessionale istituito dalle parti firmatarie. In  questo caso, al fondo affluisce anche il gettito del contributo integrativo dello 0,30% di finanziamento del fondo interprofessionale.

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