Lavoro, va avanti il percorso verso una legge regionale sulle tutele e i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali: questo l’impegno del Lazio per rispondere alle nuove esigenze emerse nel mercato del lavoro 4.0. L’obiettivo è arrivare alla definizione di una normativa regionale raccogliendo proposte e suggerimenti dalle forze politiche, sindacati, cittadini, studiosi e, naturalmente, dai lavoratori e imprese della gig economy.
Lavoro, va avanti il percorso verso una legge regionale sulle tutele e i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali: questo l’impegno del Lazio per rispondere alle nuove esigenze emerse nel mercato del lavoro 4.0. L’obiettivo è arrivare alla definizione di una normativa regionale raccogliendo proposte e suggerimenti dalle forze politiche, sindacati, cittadini, studiosi e, naturalmente, dai lavoratori e imprese della gig economy.
Il 25 maggio al via una fase di consultazione telematica sul foglio dei diritti primari del lavoro digitale (documento d’intenti) che sarà dedicata alla raccolta di proposte per la definizione degli strumenti e strategie da perseguire, secondo una logica di processo partecipato, condiviso e aperto.
La legge, in particolare, avrà al centro:
-lassicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali;
-i contributi previdenziali;la tutela della salute;
-occasioni di formazione e percorsi di politica attiva del lavoro;
-la trasparenza nell’uso dell’algoritmo che genera chiamata e gestione del lavoro;
-il contrasto alle discriminazioni;il diritto all’informazione;
-il salario minimo, da definire per mezzo della contrattazione collettiva.
Un percorso nel segno della condivisione, insieme a tutti gli attori. Il Lazio intende così sanare l’attuale vuoto normativo che si è creato attorno ai lavoratori della gig economy, intervenendo per garantire diritti inalienabili di ogni lavoratore e investendo anche risorse regionali per garantire le giuste tutele previdenziali, assicurative e sanitarie.
L’anagrafe del lavoro digitale: Attualmente sul numero di operatori coinvolti esistono solo stime. Anche per questo un ulteriore strumento di cui la Regione si vuole dotare è un’anagrafe 4.0 a cui i lavoratori digitali possono iscriversi (in pieno rispetto della privacy). Potranno registrarsi sia le imprese che operano nella Gig economy sia i lavoratori che offrono il proprio lavoro attraverso app digitali. La Regione si farà così garante di un patto tra lavoratori e aziende, a cui parteciperà anche con proprie iniziative.
“Sono convinto che l’Italia e il Lazio abbiano bisogno di più innovazione ma anche di più diritti. Fare innovazione infatti significa investire nella ricerca, nell’università, nel sostegno alle Pmi che vogliono innovare, ma è importante che accanto a questa innovazione tecnologica ci sia una innovazione nella sfera dei diritti – così il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: anche a questa tipologia di lavoro, che esiste e si vede anche in strada, bisogna dare una dignità e va inserita nella sfera di diritti che questo Paese nel Dopoguerra ha costruito. Non si può escludere una nuova generazione da una sfera di diritti e non si può fermare il progresso, quindi questa innovazione va accompagnata”.
“Non sarà una legge punitiva, ma avrà l’obiettivo di far emergere, regolare e coinvolgere. Questa memoria di giunta vuole essere un atto concreto e preciso che segna l’inizio di un percorso e scandisce le tempistiche – parole di Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro e nuovi diritti, che ha aggiunto: prima della giunta l’estate definirà una proposta di legge con cui dare risposte: mettere in fila i diritti minimi che devono essere garantiti a questi lavoratori”.