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Smart Working, Lavoro Agile 2018

Smart working: rivoluzione culturale che ha portato ad un cambio di paradigma

Scordate l’ormai obsoleto “telelavoro da casa”: al cuore dello smart working c’è il dipendente.

 

Lo Smart Working rappresenta una vera e propria innovazione organizzativa: dalla presenza fisica in ufficio si arriva all’attività lavorativa “per obiettivi” con una implementazione netta del modello di leadership. Cerchiamo di capire cosa è cambiato e cosa cambierà nella disciplina del lavoro.  Grazie al nuovo impianto legislativo dedicato al “Lavoro Agile” (n. 81/2017), è stato istituzionalizzato nel nostro paese lo smart working ossia la possibilità di svolgere il lavoro subordinato in modo flessibile in postazioni e luoghi diversi dai riferimenti aziendali. Si può applicare anche nel pubblico impiego. Lo smart working è indirizzato a professionalità di natura manageriale ed è fondato su tecnologie ed applicazioni mobili come tablet, smartphone e notebook.

Lo smart working non rappresenta però una nuova tipologia di contratto di lavoro, ma solamente una procedura esecutiva del rapporto lavorativo di natura subordinata da eseguire in parte all’interno dei locali dell’azienda ed in parte all’esterno senza una location fissa, entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro quotidiano e settimanale fissati dalla legge e dalla contrattazione collettiva.
Per innescare questo rapporto di lavoro “agile” è necessario un contratto scritto tra le parti: può essere a tempo determinato o indeterminato, ma sempre con la possibilità unilaterale del dipendente di recedere.

Quali sono i vantaggi dello smart working? Al primo posto la conciliazione tra vita privata e lavorativa, al secondo posto un giovamento dello sviluppo professionale in termini di carriera.

Lo smart working rappresenta un innovativo approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’azienda e prevede tre step fondamentali. Il primo è rivedere il rapporto di lavoro: dal numero di ore lavorate agli obiettivi da raggiungere. Il secondo è il rapporto tra manager e dipendente che deve passare dal controllo alla fiducia. Il terzo passaggio fondamentale è rivedere gli spazi di lavoro in chiave smart: con le tecnologie mobili la scrivania diventa virtuale. Lo smart working mette al centro dell’organizzazione la persona con lo scopo di far convergere i suoi obiettivi personali e professionali con quelli dell’azienda e aumentarne la produttività.

Il 2017 è stato l’anno del decollo dello smart working in Italia: secondo la più recente ricerca dell’Osservatorio dedicato della School of management del Politecnico di Milano, è aumentato del 14% rispetto al 2016 e addirittura del 60% rispetto al 2013; gli smart worker si distinguono per maggiore soddisfazione per il proprio lavoro e maggiore padronanza di competenze digitali rispetto agli altri lavoratori. Il 36% delle grandi imprese ha progetti strutturati che vanno in questa direzione, mentre per le piccole e medie imprese siamo al 7% e al 5% per le pubbliche amministrazioni.

Su quest’ultimo fronte la ministra Marianna Madia, forte di una sua direttiva in materia, ha pronosticato che “entro 3 anni” si potrà arrivare al 10% dei lavoratori pubblici che lo richiede, circa 330mila persone. Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti; per l’ambiente, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno. Non è un caso, dunque, che si allunghi giorno dopo giorno l’elenco delle imprese che introducono questa formula. Il caso più eclatante è quello della Siemens: da gennaio il modello è esteso a tutti i 2mila dipendenti, per tutti i giorni. Accedi all’applicativo dedicato allo Smart Working sul portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.