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La comunità educante 0/6 anni del progetto Hub In

Luoghi, linguaggi, progetti per pensare al futuro

“La pandemia è arrivata mentre facevamo merenda. Intorno alle 16 di un venerdì di febbraio. In poche ore è stato chiaro che i nostri progetti di vita avrebbero risentito di una certa opacità e avrebbero contemplato caos, disordine, incertezza e, forse, fragilità. Ci siamo messe a quel punto l’una a disposizione dell’altra.”

Questo è l’incipit di uno dei racconti che abbiamo raccolto nella comunità educante di Hub -In, un progetto sulla fascia 0/6 promosso da STRIPES cooperativa sociale e finanziato dall’Impresa Sociale Con i Bambini dal 2018 al 2020. Avevamo chiesto ad uno dei gruppi di mamme che animavano uno spazio comunitario artistico del progetto di raccontarci le emozioni, le paure , le opportunità che il Covid aveva generato in loro e soprattutto i riflessi che la situazione pandemica aveva generato in termini di attivazione delle loro risorse personali.

Ogni progetto diventa un riferimento

Ogni progetto sociale che ambisce a diventare riferimento di un territorio e di una comunità scaturisce da un interrogativo di base: in quali luoghi, con quali linguaggi e con quali progetti e prospettive si può costruire un sistema virtuoso di relazioni di prossimità ?
Ci sembra essenziale a distanza di tempo dall’esordio traumatico delle difficoltà generate dal COVID innescare meccanismi riflessivi sugli aspetti costitutivi di una comunità educante soprattutto in questi tempi difficili dove la fragilità e la liquidità delle relazioni mina o rischia di minare pesantemente il raggiungimento dell’obiettivo: una comunità coesa e capace di attivare risorse inedite.

Il progetto HUB In Luoghi per crescere

Il progetto HUB In Luoghi per crescere dal maggio del 2018 ha provato a mettere in campo una serie di interventi di attivazione e mantenimento della comunità educante concentrandosi in modo specifico sulle famiglie di bambini da 0 a sei anni. Il processo progettuale ha previsto la costruzione di un partenariato impegnativo di circa 30 enti suddiviso in tre filoni territoriali ( Rho,Legnano e Monza Brianza) , dove comuni, aziende consortili, terzo settore, scuole e famiglie hanno dato vita ad una rete flessibile di interventi animativi, aggregativi , ludici e formativi per bambini, mamme , docenti, educatori.

Luoghi e relazione

Una delle prime domande che ci siamo posti è stata: quali caratteristiche devono assumere i luoghi in cui far incontrare le persone coinvolte nel progetto? e’ davvero corretto pensare prima ai luoghi e poi cercare di orientare le persone perchè vivano e animino quei luoghi? Sono i luoghi che attraggono le persone o sono le persone a dare significatività, intensità e spessore relazionale a quei luoghi?

La riflessione congiunta con i partner di progetto ci ha spinti a definire collegialmente le caratteristiche principali dei luoghi e ad attivare una attenta analisi territoriale alla ricerca dei contesti più adeguati .

I luoghi avrebbero dovuto essere:

  • accessibili: una vera comunità educante deve essere informata, aperta ed e inclusiva. Costruire legami solidi di comunità che favoriscano l’avvicinamento tra persone, lo scambio e la partecipazione, richiede anzitutto di garantire a tutte le famiglie parità e facilità di accesso alle informazioni sulla organizzazione della rete e delle risorse che i servizi territoriali offrono. Diverse sono le soluzioni progettate da Hub-In per rendere le famiglie più consapevoli ed informate sulle possibilità di accesso a luoghi, istituzioni e percorsi che rispondono alle diverse necessità delle famiglie (accesso alle cure,consulenza pedagogica e sanitaria specializzata, sostegni economici, misure di accoglienza, servizi antiviolenza, percorsi educativi extrascolastici, burocrazia, ecc.

 

  • duttili , trasformabili, a geometrie relazionali variabili; ci siamo misurati sulla capacità di trasformare i contesti anche avvalendoci di soluzioni architettoniche inedite, materiali di riciclo, costruzione di angoli finalizzati a sviluppare competenze ludiche o, in qualche caso, orientati a sviluppare la relazione in una strutturazione più “domestica”.

 

  • interculturali: abbiamo pensato a luoghi orientati all’incontro con la differenza, con la diversità di culture, di abilità, di linguaggi espressivi. Uno spazio interculturale diventa luogo di relazione quando comprende la possibilità di costruire prospettive di azione comune a partire dalla propria realtà esistenziale e culturale.

E ancora

  • relazionali ed emotivamente connotati: non pensiamo qui ad una generica idea di comune partecipazione ed appartenenza ad un sistema di azioni ma piuttosto a quella esperienza concreta di relazioni di prossimità che prevede l’abbandono della singolarità solitaria a favore di un nuovo apprendimento. Parliamo dunque della capacità di usare linguaggi reciprocamente comprensibili. La sfida è pertanto quella di definire spazi e luoghi permeati di un clima relazionale che permetta a tutti di esprimere sè stessi, la propria creatività, il proprio modo di vedere il mondo.

 

  • belli ed esteticamente curati: i colori alle pareti, la cura delle piante, la pulizia degli arredi, l’ordine degli spazi ; la bellezza è un driver dell’ apprendimento, regala uno sguardo nuovo e spinge alla cura di sè e degli altri.

 

  • digitali e virtuali: l’esperienza del Covid-19 ci ha insegnato a guardare ai luoghi in una chiave nuova e diversa. Non si trattava più di trovare spazi fisici ma di costruire spazi virtuali di confronto dove tutti avessero la possibilità di riprendere il filo delle relazioni.

Hub In un vero progetto “territoriale”

La cura di questi luoghi, abbiamo capito, non è meno importante della cura dei luoghi fisici. Hub -In ha voluto essere principalmente un progetto territoriale finalizzato a creare spazi di inclusione sociale all’interno del quale rinforzare funzioni genitoriali, non solo con gli esperti ma attraverso esperienze orizzontali partecipate; abbiamo cercato di favorire lo sviluppo della comunità soprattutto attraverso la promozione di quel principio di corresponsabilità che chiama in causa secondo la lettura di MC IVER la cosiddetta “proximity of minds”.

Il valore della dimensione identitaria

Ci riferiamo qui alla attivazione di una dimensione identitaria che prevede un rapporto tra consapevolezza del far parte di una comunità e assunzione di responsabilità rispetto al farne parte. In altre parole ci riferiamo alla prossimità come attitudine a percepire come proprie le inquietudini e le problematiche di chi vive vicino a noi e da cui scaturiscono comportamenti centrati sull’impegno proprio da parte di coloro che esprimono un bisogno o un desiderio. In questo caso avremo un coinvolgimento attivo dei destinatari nella creazione di servizi.

Trasformazione ed ascolto dei bisogni

Nel corso del periodo progettuale, i servizi e le cooperative coinvolte sono stati chiamati a ripensarsi strutturalmente e a trasformarsi, per riuscire a sviluppare la propria offerta e renderla maggiormente aderente ai potenziali fruitori e, più in generale, alla realtà nella quale si inserivano (anche a seguito delle nuove condizioni imposte dalla pandemia). In questo processo, è stato innanzitutto fondamentale partire dall’ascolto dei bisogni che emergevano, creando spazi e mettendo a disposizione dei “tempi” per l’incontro per e con gli utenti.

Il progetto Hub In Luoghi per Crescere ci ha fatto apprendere il valore dello “sconfinamento” dal proprio ruolo e di quanto possa essere potente l’ intreccio di competenze tra operatori e famiglie.

Il superamento delle barriere di linguaggio e di prassi tra i diversi attori (famiglie, operatori, associazioni e istituzioni) ha permesso di “connettere” i fili di una trama latente e di dare vita così ad una comunità educante potenzialmente generativa che guarda al futuro.

A cura di Dafne Guida Pedagogista e Direttrice Generale Coop Stripes Onlus