L’apprendimento non formale come nasce
I modi in cui impariamo nuove cose sono sempre più collegati anche ai contesti che non prevedono riconoscimenti o certificazioni. L’apprendimento non formale nasce in ambienti legati al contesto di lavoro, alla famiglia e al tempo libero.
Pur essendo considerato ancora subalterno rispetto ai percorsi di istruzione e formazione formale, questo ambito ha iniziato ad acquisire importanza e visibilità. Grazie allo sviluppo del concetto di apprendimento permanente.
Con l’avvio di azioni politiche europee che valorizzano l’apprendimento non formale e la sua centralità. Identificando un sapere che definisce le conoscenze accanto alle competenze ed alle abilità della persona.
Liberarsi dai vecchi concetti di apprendimento
Diversi pensatori sostengono che dovremmo liberarci del concetto di apprendimento come attività controllata e istituzionalizzata, un concetto per il quale l’apprendimento è acquisizione e il processo di apprendimento è trasmissione. Questa concezione dell’apprendimento non tiene conto del fatto che abbiamo imparato molto al di fuori dell’educazione formale e continueremo a imparare finché esisteremo.
Definizione europea di apprendimento non formale
Secondo le definizioni a livello europeo (Eurydice), per apprendimento non formale si intende quello caratterizzato da una scelta intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi formali, in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese.
Nelle politiche europee e nazionali si dà sempre più importanza all’apprendimento non formale. Diversi trend attuali ci dicono che l’evoluzione del mondo è diventato più difficile da prevedere e che bisogna essere pronti a rispondere in modo flessibile a criticità ed innovazioni.
Fra queste tendenze ci sono: la digitalizzazione e la tecnologia, che rimodellano il nostro mondo a un ritmo crescente; la maggiore importanza dei social media come fornitori di messaggi sia positivi che negativi, di conoscenza e di totale spazzatura; le mutevoli esigenze dei mercati del lavoro e numerosi nuovi problemi come la pandemia di COVID-19 e la crisi ambientale.
Questi elementi rendono la situazione mondiale incerta, volatile e questo richiede nuove competenze che abbiano alla base la capacità di trovare nuove soluzioni, di adottare nuove prospettive e visioni. Per poter quindi far fronte a questa situazione è indispensabile focalizzarsi all’apprendimento continuo. Questo non vuol dire che non si ha bisogno dell’apprendimento formale, ma che è necessario combinarlo con l’apprendimento non formale.
Vantaggi dell’apprendimento non formale
Le ragioni per cui vale la pena sottolineare l’importanza di questa esperienza educativa sono molte.
- può coprire diversi aspetti che mancano alle istituzioni regolamentate, affiancando l’apprendimento formale;
- sono apprendimenti volontari e il loro obiettivo è spesso l’apprendimento stesso piuttosto che l’ottenere un titolo;
- sono flessibili e consentono un apprendimento più personalizzato e mirato.
Perché ci si dovrebbe preoccupare dell’apprendimento non formale?
Perché se non lo riconosciamo, non riusciremo a rispettare le conoscenze e le competenze dei diversi individui. Affinché risorse e competenze non vengano sprecate è fondamentale capire l’impatto dei diversi ambienti di apprendimento e renderli disponibili alla comunità.
La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo essere in grado di gestire costantemente nuove situazioni inattese ed emergenziali. Spesso possediamo forti hard skills, ma ci manca la motivazione, le risorse, il coraggio, il sostegno pedagogico, il rispetto o il riconoscimento di ciò che già sappiamo.
Attraverso l’apprendimento non formale è possibile rafforzare le competenze trasversali e rafforzare così la nostra capacità di reazione.
Articolo a cura di Laura Bonaita (Responsabile ufficio progettazione presso Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo)