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La sfida positiva degli Istituti Tecnici Superiori

La sfida positiva degli Istituti Tecnici Superiori

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante secondo un sistema consolidato da alcuni anni anche in altri paesi europei.

Nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia, sono scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo che preparano i quadri intermedi specializzati che nelle aziende possono aiutare a governare e sfruttare il potenziale delle soluzioni di Impresa 4.0.

Gli ITS sono scuole speciali di tecnologia, riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sono percorsi paralleli alla formazione universitaria e si riferiscono alle aree considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del Paese, sono infatti orientati a un inserimento rapido nel mondo del lavoro.

Sono 107 gli ITS presenti sul territorio correlati a 6 aree tecnologiche considerate “strategiche” per lo sviluppo economico e la competitività del Paese (D.P.C.M. 25 gennaio 2008)

  • Efficienza energetica
  • Mobilità sostenibile
  • Nuove tecnologie della vita
  • Nuove tecnologie per il made in Italy (Servizi alle imprese, Sistema agro-alimentare, Sistema casa, Sistema meccanica, Sistema moda)
  • Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
  • Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo

Come funzionano gli ITS

Accedono agli ITS, a seguito di selezione, i giovani e gli adulti in possesso di diploma di istruzione secondaria superiore e coloro che siano in possesso di un diploma quadriennale di istruzione e formazione professionale e che abbiano frequentato un corso annuale integrativo di istruzione e formazione tecnica superiore.

I percorsi hanno una durata biennale o triennale (4/6 semestri – per un totale di 1800/2000 ore). Lo stage è obbligatorio per il 30% delle ore complessive e almeno il 50% dei docenti proviene dal mondo del lavoro. L’esperienza lavorativa in azienda può essere svolta con contratto di apprendistato di alta formazione e di ricerca.

I percorsi si concludono con verifiche finali, condotte da commissioni d’esame costituite da rappresentanti della scuola, dell’università, della formazione professionale ed esperti del mondo del lavoro.

Gli ITS permettono di acquisire un Diploma Tecnico Superiore con la certificazione delle competenze corrispondenti al V livello del Quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework). Per favorire la circolazione in ambito nazionale ed europeo, il titolo è corre­dato dall’EUROPASS diploma supplement.

Perché oggi hanno un ruolo fondamentale

Il Presidente Draghi, nel discorso programmatico in Parlamento, ha parlato di ITS e li indica come “pilastro educativo”, come accade da anni in paesi nostri competitor come Germania e Francia. Al capitolo ITS il Recovery Fund riserva un finanziamento importante, 1,5 miliardi di euro, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia.

Gli ITS hanno numeri davvero importanti per quanto riguarda il tasso di occupazione degli studenti in uscita. Gli istituti tecnici superiori hanno sempre vinto la scommessa, e rappresentano, oggi, un vero e proprio via libera per il lavoro. In base al monitoraggio 2020, condotto dall’Istruzione, assieme a Indire, il tasso di occupabilità dei diplomati ITS ha raggiunto l’83% a un anno dal titolo, e nel 92% dei casi si tratta di un lavoro coerente con il percorso di studio svolto in aula e “on the job”.

Perché c’è un tasso così elevato di occupazione?

Sicuramente questo successo è legato al profondo legame che i percorsi ITS generano con le imprese del territorio di riferimento. Le imprese partecipano, infatti, sia alla progettazione che all’erogazione delle attività formative. Almeno il 30% della durata dei corsi è svolto in azienda stabilendo subito un legame molto forte con il mondo produttivo attraverso stage anche all’estero. Legame mantenuto anche dal corpo docente, che proviene per almeno il 50% dal mondo del lavoro.
Attualmente i ragazzi iscritti sono ancora pochi, intorno ai 14mila. Tuttavia è stato stimato un fabbisogno di diplomati nell’area digitale e ambientale di circa 3 milioni per il quinquennio 2019-23.

Il ruolo delle STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica)

L’acronimo STEM, parola che ci suona sempre più familiare, fa riferimento alle discipline scientifiche (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), quelle discipline che abilitano competenze sempre più richieste dal mercato del lavoro, un mercato che mai come in questo momento storico e con questa velocità si sta rivoluzionando. Nel quinquennio 2020-2024, le imprese avranno bisogno di circa 1,5 milioni di occupati in possesso di competenze digitali di base.

La continua evoluzione del mercato del lavoro richiede che sia garantita un ugual accesso alla formazione delle competenze chiave che permettano di fare carriera. Tali competenze sono quelle digitali, economiche ed ambientali. L’evoluzione dell’industria 4.0 chiede, sempre più un investimento nell’utilizzo delle tecnologie abilitanti 4.0, punto su cui gli ITS stanno investendo fortemente. In Italia, esiste ancora un forte divario di genere nell’accesso ai percorsi di STEM di istruzione e formazione superiore. Nel suo discorso programmatico al Parlamento, il Presidente Draghi afferma: “Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese”.

E’ quindi necessario un drastico cambio culturale per poter permettere all’Italia di innalzare le competenze dei giovani in un’ottica di parità di genere e di reale inclusione sociale. La sfida degli ITS risiede in un radicale cambio di marcia nell’approccio alla conoscenza e all’istruzione, ponendo sempre più al centro le competenze chiave e lo studio delle STEM.

Articolo a cura di Laura Bonaita  (Responsabile ufficio progettazione presso Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo)