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L’Università di Strada e l’educazione non formale

Una recente ricerca Ocse-Piaac (Programme for International Assessment of Adult Competencies) ha messo in luce un problema che interessa un gran numero di cittadini italiani: l’analfabetismo funzionale.

L’analfabetismo funzionale

Sui 33 Paesi Ocse, l’Italia si piazza al 29esimo posto alla pari con la Spagna e prima di Turchia e Cile. Con il termine analfabetismo funzionale si indica l’incapacità di un individuo di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Secondo gli studi del linguista Tullio De Mauro, l’unica possibilità per modificare un quadro così allarmante è quella di investire risorse nel futuro dei cittadini cambiando innanzitutto il modo di fare istruzione.

L’Italia è fanalino di coda tra i paesi dell’Ocse per quanto riguarda il long life learning, manca cioè la spinta istituzionale in grado di promuovere il proseguimento dello studio e dell’aggiornamento lungo tutto l’arco della vita. Il problema non è tanto legato alla necessità di una alfabetizzazione in senso stretto della popolazione, quanto piuttosto alla capacità di portare quest’ultima a padroneggiare il processo di acquisizione di informazioni e competenze per generare processi di comunicazione sociale, di benessere socio-economico e di accrescimento culturale.

L’Università Di Strada

In quest’ottica, il progetto “l’Università di Strada” intende offrire, in ambienti non formali, una serie di esperienze, conoscenze e competenze utili a raggiungere consapevolmente una cittadinanza attiva. L’Università di Strada è un modo per riavvicinare i cittadini al“piacere” di apprendere, di far parte di una comunità attraverso un percorso innovativo che va loro incontro senza pretendere che siano loro ad avvicinarsi ad istituzioni/enti/uffici spesso asettici e poco inclini ai bisogni di inclusione sociale, in quanto proiettati a fornire esclusivamente una formazione tradizionale di tipo formale.
La partecipazione libera e gratuita, i temi proposti di estrema attualità ed un ambiente di tipo informale, sono tutti elementi che concorrono a suscitare perlomeno curiosità nei più scettici e quindi comunicazione. Il modello proposto è facilmente replicabile in qualsiasi contesto e si propone come un esempio di buone pratiche per iniziare un percorso utile ad affrontare il tema dell’analfabetismo sia funzionale che strutturale.

SOCIETA’ IN CONTINUA EVOLUZIONE

Un primo risultato atteso è la consapevolezza della necessità di stare al passo in una società in continua evoluzione, sia nel caso di persona in età lavorativa che non. Considerando che ciò che viene offerto può essere rappresentato da pillole di conoscenza, ecco allora che potranno nascere esigenze di approfondimento sia personale che in ambiente formale. Inoltre, in questo contesto, sono rilevanti le relazioni sociali di ciascun partecipante in quanto il passaparola è la modalità più garantita per il successo delle iniziative proposte.

DANNO EDUCATIVO

È esperienza di questi anni che la fascia di popolazione adulta trae un duplice vantaggio dalla frequentazione di corsi, workshop, appuntamenti culturali e/o formativi. Il primo è tipicamente di inclusione sociale: più parole si conoscono e più alta è la possibilità di migliorare la propria condizione socio-economica; il secondo riguarda un riscatto culturale, a volte anche scolastico, che viene affrontato superando un eventuale “danno educativo” subito; rappresenta una esperienza positiva dalla quale possono scaturire percorsi di apprendimento futuri e superiori.

UNIVERSITA’ DI STRADA

Il progetto “L’Università di Strada” intende mettere a sistema una diffusa rete collaborativa, con l’idea di diventare un servizio che rileva bisogni e risponde all’esigenza di innalzare culturalmente il contesto di vita dei partecipanti e dei luoghi in cui vivono. Non si può essere in qualche modo protagonisti nella società della conoscenza, senza pensare di imparare costantemente durante tutta la vita.

APPRENDIMENTO NON FORMALE

In un mondo in cui l’unica cosa costante è il cambiamento, non solo è necessario costantemente imparare ma, soprattutto, imparare ad imparare. Va tenuto presente che le attività di apprendimento non formale vengono progettate per favorire la crescita e lo sviluppo personale, sociale e anche professionale dei partecipanti. L’apprendimento non formale utilizza metodi partecipativi, incentrati e modulati sulla base di chi apprende; dà risposte a precisi bisogni che mutano al cambiare dell’ambiente su cui si agisce.

Fonte: EPALE – Piattaforma elettronica per l’apprendimento degli adulti inEuropa