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Il legame tra teatro, gioco e produttività

Il legame tra teatro, gioco e produttività

La formazione teatrale in azienda contribuisce a stimolare gioco e produttività, flessibilità e creatività

Gioco e produttività sono due termini che sembra impossibile accostare. Invece non è mai abbastanza il valore che si dovrebbe attribuire all’attività ludica, anche in ambito lavorativo. Si, hai letto bene: attività ludica in ambiente lavorativo. La capacità e la voglia di giocare sono fondamentali per numerosi aspetti della nostra vita, compreso il lavoro.

Una ricerca dello studioso di comportamenti animali Bob Fagen, ha scoperto che tra gli orsi grizzly, quelli che giocano di più tendono a vivere più a lungo. A giudizio di Fagen il perchè è dovuto al fatto che il gioco aumenta le capacità di adattarsi ai cambiamenti, perchè durante il gioco si è più flessibili e creativi. E, pensa un po’, l’animale che pare essere il più giocherellone tra tutti, risulta proprio l’uomo.

Vuol dire che non dobbiamo lavorare ma giocare?

No, facciamo le dovute precisazioni. Quando parlo di giocare in azienda, non intendo dire che al posto di fare progetti, preventivi o di imballare la merce da spedire si debba passare il tempo a fare i solitari al computer o a giocare a Candy Crash sullo smartphone. Questo no. Ma allenare la mente al gioco, assolutamente si. Perché il gioco rende le persone vive, partecipi e rilassate.

Nel libro “Dritti al sodo” di Greg McKeown, si cita lo psichiatra Eduard Hallowell, il quale sostiene che Cristoforo Colombo stava giocando quando gli venne in mente che la terra era tonda e che si poteva circumnavigare. Newton si stava svagando quando ebbe l’intuizione sulla forza di gravità. E che dire di Mozart che non passò mai un giorno senza giocare, Shakespeare che giocò per tutta la vita con rime e versi ed infine Einstein i cui esperimenti sono esempi di una mente stimolata a giocare! Perciò possiamo lavorare in maniera più creativa e divertita e soprattutto si può scegliere di usare la strada del gioco per formare i propri collaboratori.

Come si inserisce la formazione teatrale in tutto ciò?

Proporre in contesti lavorativi della formazione che arriva dal mondo del teatro è un ottimo modo per allenare le persone a sviluppare una mentalità differente, aperta ai cambiamenti e disponibile alla collaborazione. Il teatro stimola la flessibilità, la creatività e il problem solving, consentendo alle persone di mettere in campo competenze che non userebbero in contesti formativi tradizionali.

Perché ciò succede?

Perché il teatro è fondamentalmente gioco. In inglese infatti recitare si dice “to play”, in francese si dice “jouer”, verbi che significano, appunto, giocare. Platone diceva: «Conosci di più una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione». E questa cosa è vera perché nel gioco le persone si lasciano andare, possono essere spontanee e mostrare parti di sé che altri tipi di formazione più tradizionale non permettono di fare emergere.

In base alla mia esperienza, la formazione teatrale che funziona di più in azienda è quella che propone esercizi che arrivano dal mondo del teatro di improvvisazione, perché tutti nella vita quotidiana improvvisiamo, ma lo facciamo senza conoscerne le regole.

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Andrea Masiero

Perché l’improvvisazione teatrale?

L’improvvisazione teatrale prima di essere una forma di arte performativa è una disciplina formativa, che insegna in maniera giocosa a comunicare e a creare relazioni, ossia a sapere ascoltare sé stessi e gli altri, a interagire senza giudicare, a sfruttare errori e imprevisti senza colpevolizzare, a gestire le situazioni conflittuali, a riconoscere e gestire le emozioni.

Le regole base dell’improvvisazione teatrale, se astratte dall’ambito teatrale e portate in un contesto lavorativo, sono degli ottimi spunti per sviluppare le famose soft skills, quelle competenze che sembrano essere tanto richieste nel mondo del lavoro attuale.

Le principali 4 regole dell’improvvisazione

  •  DIRE SI, accettare qualunque proposta, che tradotto in termini non teatrali significa rispetta e tieni in debita considerazione tutto ciò che i tuoi partners creano o propongono. Iniziare con un “SI” un’interazione può portare verso percorsi inaspettati e magari non presi in considerazione inizialmente.
  • AFFERMA ANZICHE’ DOMANDARE, che significa, qualunque sia il compito o il problema in questione, non limitarti a fare domande o a segnalare un problema, ma cerca delle possibili soluzioni e prova a essere tu per primo parte della soluzione.
  • STARE NEL PRESENTE, significa vivere sul momento ciò che accade ed essere concentrati e focalizzati su quello. Ciò consente di essere maggiormente in ascolto di sè stessi e degli altri.
  • NON CI SONO ERRORI, e di conseguenza non ci sono colpevoli. Ci sono solo scelte e conseguenze delle scelte fatte. Ogni errore può divenire un’opportunità che non si sarebbe presentata senza l’errore.

Si può immaginare come cambierebbe il clima all’interno di un’organizzazione se venisse adottata anche una sola di queste regole.

Dubbi e perplessità sull’unione di gioco e produttività

Ma funziona sempre? Funziona con tutti? Alcuni responsabili aziendali della formazione sono restii a proporre eventi formativi diversi da quelli tradizionali, pur comprendendone i benefici, e le ragioni principali di questa reticenza sono principalmente due.

Primo: c’è questo grande luogo comune che per risultare professionali bisogna essere seriosi. Quindi un evento formativo in cui le persone ridono e si divertono per la maggior parte del tempo, può indurre a pensare che non porterà a vantaggi professionali e venga percepito solo come una perdita di tempo. Niente di più falso.

In un corso di formazione ben fatto, generalmente, all’attività ludica segue un momento di debriefing in cui i partecipanti possono riflettere sui propri comportamenti e sulle dinamiche emerse, trovando in modo semplice dei parallellismi con le loro attività lavorative quotidiane.
Ecco quindi che giocare diventa una cosa seria, perché si trasforma in “mettersi in gioco”, poiché ci sono regole condivise da rispettare e momenti in cui si è chiamati a uscire dalla propria area di comfort.

Quest’ultimo aspetto fa nascere la seconda resistenza dei responsabili della formazione, che si chiedono se tutti i partecipanti riusciranno a essere parte attiva della formazione e si faranno coinvolgere. Per sciogliere questo dubbio vanno considerate due cose:

  1.  Ogni persona è differente e ciascuno ha un livello personale di consapevolezza rispetto a quanto può e vuole mettersi in gioco.
  2.  L’esperienza e l’abilità del formatore è decisiva per creare un clima sereno, in cui ciascuno dei presenti possa sentirsi libero di fare cose che non è abituato a fare senza sentirsi giudicato.

Mettersi in “gioco”

Detto questo, in base alla mia esperienza ho constatato che dopo un iniziale imbarazzo, le persone tendono a lasciarsi andare: ho visto manager e stimati professionisti slacciarsi la cravatta e giocare come bambini. Ho visto titolari di aziende accettare di fare “figuracce” davanti ai propri collaboratori pur di mettersi in gioco. Ho visto colleghi giocare insieme in un’officina tessile, divenuta coi dovuti accorgimenti un’improvvisata aula di formazione esperienziale.

Quindi, certo, personalità e carattere delle persone incidono, ma ciò che più conta è quanto l’azienda crede che formare i collaboratori sia importante. E dargli la possibilità di farlo spesso e in maniera variegata, consente alle persone di tornare a lavorare divertiti e leggeri e al tempo stesso produttivi.

andrea masiero parliamoci chiaro public speaking improvvisazione teatrale
Sorridi e mettiti in gioco!

Conclusioni

Per tirare le fila, quindi, introdurre in contesti di formazione aziendale strumenti e tecniche che provengono dal mondo del teatro e del gioco, non significa trasformare in attori i propri collaboratori. Prima di per-formare un attore si deve formare. Perciò, giocare con esercizi teatrali serve a rendere coscienti le persone di come “recitano” il proprio ruolo in azienda. Questa presa di coscienza aiuta a scegliere in maniera consapevole quali strumenti comunicativi usare e come utilizzarli a seconda dei contesti e degli interlocutori.

Articolo a cura di Andrea Masiero

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