Nel ventennio che va dagli anni 80 agli inizi del ventesimo secolo, l’Italia ha visto il proliferare di corsi di formazione improntati perlopiù al modello americano, il quale esortava le persone a essere produttive, efficienti e capaci.
Empowerment e PNL
L’obiettivo era quello di incrementare l’empowerment personale, inteso come processo di crescita basato sull’intensificazione della stima di sé, dell’autoefficacia percepita. Al fine di far raggiungere all’individuo un livello di consapevolezza adeguato sviluppando abitudini volte al successo, amplificando i comportamenti efficaci e diminuendo quelli limitanti.
In questo scenario, uno dei corsi che ha riscosso maggior successo, è senza dubbio la PNL.
Ideata da Grinder e Bandler negli anni Settanta in California, in Italia ha cominciato a diffondersi agli inizi degli anni Ottanta, la Programmazione Neuro Linguistica (PNL), un insieme di metodi di modellamento atti a simbolizzare la relazione tra il sistema nervoso e il linguaggio, e le conseguenze che ne derivano sulla nostra esperienza, il nostro corpo e i nostri comportamenti. Gli strumenti utilizzati per formare, erano concentrati sulla mente cognitiva e sulla risoluzione dei problemi del singolo individuo, trattando strategie cognitive utili al conseguimento di comportamenti e capacità funzionali.
Ciò ha contribuito a creare uno stile di vita improntato al successo e all’apprendimento di strategie atte a raggiungerlo.
Emotional Intelligence
E’ in questo panorama, che negli anni Novanta i Professori P. Salovey e J. Mayer, nel loro articolo “Emotional Intelligence”, trattano per la prima volta il tema dell’Intelligenza Emotiva, definendola come “la capacità di percepire, integrare e regolare le emozioni per facilitare il pensiero e promuovere la crescita personale”.
Successivamente, tale definizione è stata riformulata perché risultava imprecisa e priva di una riflessione sui sentimenti, focalizzandosi in particolare sulla capacità di percepire precisamente le emozioni, al fine di regolarle in una modalità più modulata e promuovere, così, la crescita emotiva e intellettuale personale.
Le abilità dell’Intelligenza Emotiva
Secondo gli Autori, l’Intelligenza Emotiva include quattro diverse abilità:
1. Percezione delle emozioni: è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva. Viene intesa come la capacità di rilevare e decifrare non solo le proprie emozioni, ma anche quelle altrui, sui volti delle persone, nelle immagini (ad esempio, nelle fotografie), nel timbro della voce;
2. Uso delle emozioni: è la capacità dell’individuo di sfruttare le emozioni e applicarle ad attività come pensare e risolvere problemi;
3. Comprensione delle emozioni: è l’attitudine di capire le emozioni e di comprenderne le variazioni e l’evoluzione nel tempo;
4. Gestire le emozioni: è la capacità di regolare le emozioni proprie e altrui, sia positive che negative, gestendole in maniera tale da raggiungere gli obiettivi prefissati.
La definizione di Intelligenza Emotiva
L’Autore che ha però avuto il merito di far conoscere al mondo intero il concetto di Intelligenza Emotiva, è Daniel Goleman, il quale nel 1995 ha scritto il libro “Emotional Intelligence”, tradotto in italiano nel 1997 in “Intelligenza Emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici“.
Goleman definisce così l’Intelligenza Emotiva:
“E’ la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”.
CARATTERISTICHE
L’Intelligenza Emotiva, secondo Goleman, è il dono personale di trattare sé stessi e gli altri, che non include soltanto l’assertività ma anche capacità riflessive e consapevoli sul proprio essere, sulle finalità che si vogliono perseguire e sulle modalità di comportamento adeguate a raggiungerle.
Tra queste caratteristiche, rientrano ad esempio la capacità di:
• motivare Sé stessi e di continuare a perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni;
• controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione;
• modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare;
• essere empatici e di sperare.
Le competenze fondanti l’Intelligenza Emotiva
In termini operativi, possiamo dire che le caratteristiche di cui sopra, rappresentano gli aspetti concreti di due competenze fondanti dell’Intelligenza Emotiva, la Competenza Personale e la Competenza Sociale.
Entrambe le competenze sono caratterizzate da abilità specifiche.
Nella Competenza Personale, troviamo:
• consapevolezza di sé, ovvero la capacità di riconoscere le proprie emozioni e limiti;
• padronanza, intesa come adattamento ai nuovi contesti e situazioni;
• motivazione che contribuisce a spingere la persona alla realizzazione dei propri obiettivi.
Nella Competenza Sociale, sono particolarmente rilevanti:
• l’empatia intesa come la capacità di riconoscere i sentimenti altrui;
• le abilità sociali che inducono nell’altro risposte desiderabili: includono tecniche che vanno dall’abilità di persuasione efficiente, al saper comunicare in maniera chiara e convincente, in modo tale da poter guidare il gruppo e trovare soluzioni adattive in momenti di cambiamento o di crisi.
Le aree di performance ed il contesto lavorativo
Infine, secondo questa rivoluzionaria teoria, l’efficienza in quattro determinate aree di performance è considerata un fattore decisivo di successo:
1. Efficacia Personale (conseguimento di risultati);
2. Efficacia Relazionale (creazione di network, supporto);
3. Salute Generale (salute fisica e gestione dello stress);
4. Qualità di Vita (livello di soddisfazione nella vita).
DANIEL GOLEMAN
Goleman fa dell’Intelligenza Emotiva uno strumento fondamentale nell’ambito del successo lavorativo e mira a sottolineare il ruolo delle emozioni tra gli aspetti di indubbia rilevanza nel lavoro.
Quanto detto, conferma che per la sfera professionale e lavorativa più che l’Intelligenza Intellettiva è l’Intelligenza Emotiva che favorisce il conseguimento del successo ed aumenta le probabilità di realizzare progetti e mete.
Intelligenza Emotiva generale
Un altro aspetto da sottolineare, è il fatto che l’individuo, secondo Goleman, è dotato di un’intelligenza emotiva “generale” fin dalla nascita e il grado di tale intelligenza determina la probabilità di apprendere e sfruttare, in un secondo momento, le competenze emotive.
Nello spazio di questo articolo, vogliamo proporre un piccolo spunto di riflessione, provando a tracciare quello che, a nostro parere, sarebbe un percorso interessante da intraprendere.
L’ESSERE UMANO
Partendo dal presupposto che, secondo Goleman, fin dalla nascita l’Essere Umano è dotato di un’intelligenza emotiva “generale”, la quale gli permetterà poi di apprendere e sfruttare le competenze emotive, sarebbe importante e proficuo incrementare tale competenza sin da bambini, in modo tale da poter sviluppare e affinare sensibilità ed empatia, doti essenziali e primarie nella socializzazione e nella capacità di interagire con gli altri in maniera costruttiva.
Il metodo Ruler
A tal proposito, in America, sulla base di decenni di ricerche sull’Intelligenza Emotiva, condotti dall’Health, Emotion and Behavior Laboratory (HEB) della Yale University, è nato il metodo RULER, ad opera del Professor Marc Brackett e del suo gruppo di collaboratori.
RULER, dall’inglese “righello”, è in realtà l’acronimo di:
Recognizing: riconoscere le emozioni nelle espressioni del volto, negli indizi vocali e nel linguaggio del corpo;
Understanding: comprendere le cause e le conseguenze delle emozioni;
Labeling: classificare l’intera gamma delle emozioni utilizzando un vocabolario ricco;
Expressing: esprimere le emozioni in maniera appropriata nei vari contesti;
Regulating: regolare le emozioni efficacemente per avere relazioni sane e raggiungere gli obiettivi.
TEAM DI RICERCA PER LAB
In Italia, il metodo RULER, è stato adattato nel 2014 dal team di ricerca PER LAB.
L’obiettivo cardine di questo metodo consiste nel riconoscere, comprendere, definire, esprimere e gestire le proprie emozioni, per far sì che vi sia un miglioramento della vita scolastica, attraverso una salda alleanza tra l’intelligenza razionale e l’intelligenza emotiva.
E’ facile intuire come, con l’introduzione di una metodologia così innovativa, basata sull’Educazione Emozionale, si possa favorire un clima positivo, proponendo uno stile di comunicazione relazionale di alta qualità emotiva, che incoraggia la partecipazione, la cooperazione e che sviluppa la capacità di provare empatia.
Conclusioni
Sarebbe davvero auspicabile, in un prossimo futuro, l’introduzione dell’Educazione Emozionale nel curriculum scolastico. Perché se è vero che gli studi portano oggi ad affermare che l’Intelligenza Emotiva è più importante dell’Intelligenza Intellettiva nella realizzazione personale, è altrettanto vero che si tratta di una competenza presente alla nascita. Ma che necessita di un esercizio continuo per affinarla e incrementarla nel tempo.
Ed allora, ecco che la scuola, luogo deputato per eccellenza all’apprendimento, potrebbe divenire il contenitore dentro il quale coltivare e alimentare il nucleo dell’Intelligenza Emotiva, perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani.
Fonti bibliografiche
L. Nathanson, S.E. Rivers, L.M. Flynn, M.A. Brackett da “Emotion review (2016) “Creating emotionally intelligent schools with ruler”;
Goleman D. (1999) “Intelligenza emotiva. Che cos’è Perché può renderci felici.” BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) Milano;Salovey P, Mayer JD. “Emotional Intelligence” Imagination Cogn Pers 1990.
A cura delle Dott.sse Annalisa Pennestri e Raffaella Grasso Psicologhe e Psicoterapeute Studio Emozioni in Ascolto