Intelligenza emotiva e apprendimento
La tematica delle emozioni e dell’intelligenza emotiva è sicuramente una tra le più ampie nel settore delle scienze umane. Diario della Formazione propone questa “guida ragionata” sull’argomento. Una riflessione utile a ragionare sul nesso tra le emozioni e l’apprendimento. Una risorsa utile per il mondo della formazione e dell’istruzione.
Buona lettura!
Gli studi sociologici e psicologici, hanno riconosciuto le “emozioni” come fondamento del comportamento individuale e sociale. Il loro contributo, si evidenzia nello sviluppo intellettivo e culturale dell’individuo ed in ambito affettivo, cognitivo e motivazionale.
Le emozioni governano i rapporti
Le emozioni regolano un aspetto fondamentale delle persone: esse governano tutti i rapporti umani, permettendo di aprirsi al mondo e di entrare in relazione con gli altri. Prendere confidenza con le emozioni ed imparare a riconoscerle vuol dire essenzialmente imparare a mettersi in discussione. Ad accettarsi, ad aprirsi al confronto, soprattutto apprendere il mondo e le cose del mondo.
Non a caso emozione derivata dal latino “emotus”, participio passato di “emovere”, ossia trasportare fuori, smuovere, scuotere: l’emozione ti scuote, ti smuove
Emozioni e sentimenti
Distinguiamo in primis le emozioni dai sentimenti. Sebbene entrambi hanno componenti cognitive e motivazionali, le prime sono meno stabili nel tempo rispetto ai sentimenti. I sentimenti sono composti da più emozioni insieme e sono la parte privata delle emozioni che durano più a lungo.
Così, le emozioni (ad esempio quelle primarie: approvazione, sorpresa, paura, dispiacere, disgusto, aspettativa, rabbia, gioia) combinandosi tra loro danno origine a sentimenti più complessi (ad esempio orgoglio, imbarazzo, delusione, vergogna, dispresso).
Le emozioni sono definite come uno stato complesso di sentimenti che si traducono in cambiamenti fisici e psicologici che influenzano il pensiero e il comportamento: «una mente senza emozioni non è affatto una mente, è solo un’anima di ghiaccio: una creatura fredda, inerte, priva di desideri, di paure, di affanni, di dolori o di piaceri».
Cosa provocano le emozioni
Le emozioni, dunque, sono reazioni a uno stimolo ambientale, sono brevi rispetto ai sentimenti, provocano cambiamenti a tre diversi livelli:
- fisiologico: che comprendono quindi fenomeni fisici in tutto il corpo (cambiamenti della respirazione, della pressione arteriosa, del battito cardiaco, o tensione muscolare, o pilo erezione, oppure ancora influenza nella digestione, dilatazione delle pupille e così via);
- comportamentale: determinano svariate espressioni facciali, la postura, il tono della voce e, assieme spingono le reazioni (ad esempio, chiusura e apertura, oppure attacco o fuga, oppure ancora tenerezza o aggressività, e così via);
- psicologico: sensazione soggettiva, alterazione del controllo di sé e delle proprie abilità cognitive.
Le emozioni hanno un’insorgenza rapida, sono degli accadimenti involontari che subentrano nella vita dell’individuo e che, quindi, non possono essere né scelti né regolati.
Ragione ed emozione
In situazioni emotive la mente elabora stimoli e controlla le reazioni, per cui le emozioni hanno un ruolo importante nelle nostre esperienze di vita e di lavoro. Le emozioni, si trasformano nel movente che si pone alla base dei nostri comportamenti, fondano la nostra identità, determinando le scelte e il pensiero, influendo anche sulle conoscenze.
Si può così affermare che ragione ed emozione non sono due poli opposti. Infatti, ogni funzione cognitiva racchiude componenti emotive, ogni funzione emotiva componenti cognitive: conoscere e valutare le emozioni significa pensare e decidere meglio.
Emozioni e apprendimento
Non è solo con l’intelligenza e la razionalità che si ha successo nell’apprendimento. Perchè un ruolo altrettanto importante è svolto dalle emozioni. Le emozioni contribuiscono ai successi nell’apprendimento, all’interiorizzazione di saperi, al miglioramento dell’esperienza personale del discente che apprende coinvolgendo le proprie risorse emotive.
Per molto tempo ciò non è stato capito appieno e le emozioni sono state “vietate” nelle scuole. Perché non erano misurabili oggettivamente e perché potevano intralciare l’attività didattica, condotta con procedure rigide, rigorose e intransigenti.
Il trend dominante nel sistema scolastico è stato quella di preferire principi lineari e curriculari, ignorando la complessità degli esseri umani e la loro peculiarità.
L’importanza dell’aspetto emotivo
Oggi, grazie a numerosi studi, è stato dimostrato quanto è importante l’aspetto emotivo e affettivo nella comunicazione, nell’interazione sociale, nell’apprendimento scolastico, perché si è finalmente capito che l’essere umano è una totalità di razionalità ed emotività, e che in quest’ottica deve essere educato e deve imparare ad apprendere.
L’emozione influisce nel processo di apprendimento in quanto agisce come guida nella presa di decisioni e nella formulazione delle idee.
Per lo sviluppo della personalità di chi deve imparare è necessaria una forte relazione tra cognizione e affettività, per lo stretto connubio che esiste nel pensiero umano tra il piano affettivo e intellettuale.
Tra i molteplici studi nel settore, particolarmente interessanti sono quelli dello psicologo e accademico Howard Gardner e dello psicologo e giornalista Daniel Goleman.
Gardner dà molta importanza alle emozioni che chi apprende prova per un percorso di studio. Lo studente che scopre con entusiasmo un mondo nuovo ed è stimolato nella sua curiosità, apprenderà con maggior successo e con minore fatica rispetto a un compito imposto che considera privo di interesse.
L’accademico statunitense sostiene, infatti, che se si vuole che certe conoscenze siano interiorizzate e successivamente usate, necessita immetterle in un contesto capace di suscitare emozioni. Al contrario le esperienze prive di richiami emozionali saranno scarsamente coinvolgenti e ben presto cadranno nel dimenticatoio.
Intelligenza Emotiva
Lo psicologo statunitense Daniel Goleman, invece, riprende il concetto di Intelligenza Emotiva, già elaborato nel 1990 dai professori Peter Salovey e John D. Mayer nel loro articolo “Emotional Intelligence”. Dimostrando il valore che ha per tutti gli individui, sia piccoli sia grandi, nell’ambito relazionale, di apprendimento e lavorativo.
Goleman è pienamente convinto che l’Intelligenza emotiva influisce nelle pratiche di vita quotidiana ed è finanche responsabile dei successi o degli insuccessi della persona.
Il potenziamento dell’Intelligenza emotiva diventa, quindi, fondamentale per il benessere psicologico che è dato dalla capacità della persona di trovare un equilibrio tra stati emotivi positivi e negativi.
Quest’ultimi danno un senso alla vita: i primi permettono di apprendere e apprezzare gli aspetti più piacevoli, gli altri consentono di apprendere, riflettere e reagire.
Per questo, sempre secondo Goleman, gli “insegnamenti emozionali” appresi nell’infanzia e nell’adolescenza possono plasmare le nostre risposte emozionali: è dunque necessario intervenire sin dai primi anni di scuola nel modo in cui prepariamo i bambini alla vita, senza tralasciare l’educazione emozionale.
L’attivazione emozione all’apprendimento
L’importanza cruciale delle emozioni nell’apprendimento è inoltre messa in evidenza dal collegamento che c’è tra le stesse emozioni e la memoria. Infatti, le emozioni giocano un importante ruolo nei processi cognitivi legati alla memoria.
In quanto la forza dei ricordi dipende dal grado di attivazione emozionale indotto dall’apprendimento, per cui eventi/esperienze vissute con una partecipazione emotiva di livello medio-alto vengono catalogati nella nostra mente come “importanti” e hanno una buona probabilità di venire successivamente ricordati.
Didattica ed emozioni
Prima di tutto cerchiamo di definire cosa intendiamo per didattica. In generale essa è la teoria, la pratica e l’arte dell’insegnare, in particolare con il termine didattica si fa riferimento al quel complesso di interventi volti a progettare, improntare, gestire e valutare “ambienti di apprendimento” adatti al gruppo di riferimento con cui andremo ad operare.
Con il termine didattica ci si riferisce sia all’attività di chi insegna, sia alla riflessione e alla progettazione operativa relative all’insegnamento, alla definizione di orientamenti, condizioni, modalità operative che si ritiene possa assicurarne l’efficacia formativa.
La definizione di didattica rinvia a quella di insegnamento, identificabile come un’attività volta intenzionalmente, in forma organizzata, secondo procedimenti ritenuti efficaci, a sviluppare abilità, conoscenze, valori il rapporto del soggetto con la propria cultura e con altre culture.
Educazione Emotiva
Se adeguatamente valorizzate dalla didattica, le emozioni possono trasformarsi in risorsa, al pari del contenuto dell’azione formativa, perché l’alunno/studente non solo pensa ed elabora, ma “sente” e partecipa.
Se l’insegnante/docente efficace le mette in luce, inglobandole nella pianificazione di un intervento didattico, può farle diventare una leva formidabile per la didattica, contribuendo a uno sviluppo che tenga presenti contemporaneamente e in maniera equilibrata gli aspetti razionale, emozionale e cognitivo.
Per mettere in atto un’educazione emotiva, è fondamentale avere come obiettivo primario l’esistenza del bambino nella sua totalità, e ciò comprende lo sviluppo sociale della persona, dimensione che si occupa dell’efficacia delle relazioni del bambino con gli altri e del lo sviluppo emotivo.
Dalle considerazioni esposte sinora, ne consegue che la didattica, per essere efficace, deve includere la dimensione emozionale nei suoi processi, ponendo massima attenzione allo spazio interiore, alla valorizzazione di ogni forma di diversità e alla formazione di essere umani completi in un clima di libera espressione.
Emozionare ed emozionarsi rende la formazione più vicina alle persone, ne potenzia gli stratagemmi, le pratiche, gli orientamenti.
Le emozioni come risorsa
La circolazione di emozioni positive genera ulteriori emozioni positive, ed essere consapevoli di tale processo significa avviare un percorso verso la valorizzazione delle emozioni e la massima attenzione alle persone in formazione e al loro apprendimento. È infatti importante e necessario imparare a sollecitare le emozioni positive e a gestire ed arginare quelle negative, con l’obiettivo di potenziare le performance formative in termini di coinvolgimento e di efficacia.
Le emozioni diventano risorsa formativa se nominate, riconosciute e declinate. Anche in assenza di eventi eclatanti l’elemento emotivo sussiste sempre: se i discenti esprimono indifferenza non dobbiamo dimenticare che si tratta comunque di un’emozione. Però per questo è necessario che i formatori siano preparati a gestire prima le proprie e poi le altrui emozioni. Almeno a livello di consapevolezza degli ambiti che le emozioni coprono.
Gestire le emozioni
Conoscendo le reazioni di se stessi e degli altri si può lavorare richiamando in causa le emozioni senza il rischio di addentrarsi in circuiti “pericolosi” che possono scatenare dinamiche personali o interpersonali di esclusiva competenza e capacità di gestione degli esperti in psicologia.
Gestire le emozioni ed evitarne i rischi non vuole infatti dire trasformarsi in psicologo. Bensì sapere entro quali confini potersi muovere senza operare danni, questo sì che è auspicabile.
Per questo una didattica emotiva diventa un’occasione per ampliare il ruolo della scuola a tutto beneficio degli alunni/studenti. Una scuola che fa entrare le emozioni in classe, che “approfitta” della loro naturale presenza, diventa un’istituzione che si impegna su un fronte ampio. In cui gli obiettivi diventano di tipo generale perché non riguardano solo l’istruzione in senso classico, ma la formazione umana.
Trasformare le emozioni in risorsa consente all’insegnante/docente una serie di vantaggi preziosi in termini di stimolo per l’apprendimento ma anche per l’insegnamento. Sintonia nella relazione formatore-allievo, comunicazione più profonda, lavoro più significativo.
Elementi, questi, che potenziano il coinvolgimento dell’alunno/studente. Creano una partecipazione attiva e collaborativa. Generano un efficace apprendimento personale e condiviso. Creano un clima di gruppo favorevole all’apprendimento e allo sviluppo di relazioni.
Lasciare fuori dalla formazione le emozioni, significherebbe “svuotare” la classe e renderla un luogo asettico e “freddo”, in cui le relazioni diventano impersonali e i contenuti didattici “una minestra da ingerire per forza”.
Che le emozioni entrino in classe
Far entrare le emozioni in classe, vuol dire creare un “contatto” tra insegnante/docente e alunno/studente e dar vita a un gruppo-classe. Quest’ultimo diventa un importante strumento per l’apprendimento poiché assume la funzione di sostegno emotivo, di contenimento dell’ansia e di aiuto per tollerare le frustrazioni legate all’apprendimento e alla valutazione.
A far entrare in gioco le emozioni a scuola, rendendole uno strumento facilitatore per l’apprendimento possono essere, ancora, l’interesse, le situazioni in cui si stimolano la curiosità, la sfera dei desideri, delle aspettative. Cercando contatti con l’esperienza e la vita personale degli amici di classe e dell’insegnante/docente.
Questo, non vuol dire per l’insegnante/docente porre enfasi sul fatto emozionale ed estremizzarlo, abolendo il confine tra formatore e allievo. Significa, invece, coinvolgere, valorizzare il singolo che insieme agli altri crea un gruppo, invitare alla partecipazione attiva.
Metodologie didattiche innovative
E questo utilizzando anche altri strumenti diversi dai libri e dalla lezione classica, mi riferiscono all’impiego di foto, filmati, musica, ballo, teatro, racconti, attività umoristica, sport, lavoro di gruppo, ma anche “uscite” e visite guidate (musei, biblioteche, luoghi di interesse storico) e così via.
Elementi questi che, assieme “al saper fare” dell’insegnante-docente, diventano utili strumenti di coinvolgimento e di partecipazione, generatori al loro volta di emozioni.
Ogni relazione educativa tra insegnante-docente e alunno-studente deve essere infatti incontro e scambio, partecipazione e alleanza, fiducia e stima, dialogo e comprensione. E in questo clima le emozioni non possono essere tralasciate.
Didattica emozionale e gruppo-classe
Se vogliamo lavorare in un’ottica in cui le emozioni possano giocare un ruolo significativo nella formazione, dobbiamo fare riferimento al gruppo e al lavoro di gruppo come metodo di lavoro formativo, quali presupposti essenziali per qualunque tipologia di attività.
Il gruppo-classe si configura come un fondamentale spazio di crescita in cui l’alunno-studente sperimenta le proprie competenze e sviluppa la propria identità, in un continuo scambio sia con i pari sia con gli insegnanti, nel quale i processi emotivi e relazionali assumono un ruolo centrale.
Non a caso, un insieme di alunni-studenti diviene gruppo-classe quando ha storia, familiarità e confidenza sufficienti per consentire ai singoli di produrre materiale emotivo che attinge a quest’area comune.
Emozioni, indispensabili in classe
Per cui l’esperienza vissuta in queste condizioni da un singolo acquisisce un significato ed un efficacia speciale anche per tutti gli altri. In un gruppo cosi familiarizzato l’azione di una persona si connette con il mondo interno degli altri, trovando la via d’accesso a sensazioni, pensieri, ricordi, fantasie di livello profondo».
Ecco che le emozioni diventano, ancora una volta, indispensabili in classe, proprio perché un buon funzionamento di un gruppo-classe dipende dalla rete di relazioni affettive. Dalle molteplici motivazioni a stare insieme, dalla collaborazione in vista di obiettivi comuni, dall’apprezzamento reciproco, dalle norme e modalità di funzionamento del gruppo.
L’importanza del gruppo-classe nella didattica emozionale è dunque da ricercare nella sua capacità di creare relazioni e di costruire fiducia nel gruppo. Di stimolare la curiosità rispetto agli argomenti trattati e di diffondere energie positive. Creando un clima disteso e favorevole alla formazione. Esso, indubbiamente, attiva un circuito emozionale circolare in cui le forze diventano convergenti.
Lavoro di squadra
Il gruppo-classe nasce, cresce e sviluppa legami, sinergie, attività e apprendimenti. Lavorare in gruppo, sperimentare l’appartenenza, la convergenza di obiettivi e l’azione collaborativa, diventano gli ingredienti di un lavoro che gli alunni/studenti con gli insegnanti/docenti “fanno con”, sviluppando una ricerca di senso collettiva e apprendendo insieme.
Diventa chiaro come in questa ottica il gruppo-classe diventa un “luogo”, uno “strumento”, in cui gli alunni-studenti, assieme agli insegnanti-docenti, possono esprimersi e crescere, contando sulle relazioni con gli altri e sulle emozioni come stimolo alla valorizzazione delle proprie caratteristiche e peculiarità.
Il gruppo-classe genera coinvolgimento, desiderio di partecipazione attiva e trasparente, energica ed energizzante; dà vita a impegno, interesse, fiducia, trasformando la formazione in fonte di condivisione. Questo consente al gruppo-classe di raggiungere una coesione sempre maggiore. Fino a sviluppare un senso del “Noi” che consente l’integrazione piena di tutti i suoi membri.
Attivare i processi cognitivi
Un gruppo-classe che funziona concilia la dimensione dell’efficienza con quella dell’affettività, riuscendo così a garantire ai suoi membri una produttività adeguata alle proprie capacità all’interno di un buon clima sociale.
Il “fare squadra” facilita la creazione di un clima più confidenziale e collaborativo, innalza la disponibilità a supportare l’apprendimento degli altri, concorre ad abbandonare schemi mentali e paradigmi rigidi, fà aumentare l’interscambio costruttivo, consentendo alle relazioni di svilupparsi in un clima favorevole e in un gruppo coeso. In questo modo l’attivazione dei processi cognitivi e viene fortemente incentivata e l’aula si trasforma in laboratorio di sviluppo, approfondimento, riflessione profonda e confronto dialettico positivo, “caricandosi” di emozioni.
Tutto questo facilita un apprendimento autentico
Conclusioni
Riepilogando quanto finora detto in questa guida ragionata, si può asserire che le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella didattica. Diventando una risorsa importante per la formazione. Facendo uso nella formazione di emozioni, questa diventa più efficace, più trascinante, più vicina alla persona, più profonda e più significativa.
Abbiamo visto che sono molteplici gli effetti positivi delle emozioni nella didattica: creano desiderio di partecipazione attiva. Generano coinvolgimento, impegno, fiducia. Riproducono un clima classe collaborativo e disteso. Aumentano l’interscambio costruttivo, creano un gruppo-classe, consentendo alle relazioni di svilupparsi in un clima favorevole.
La costruzione di un clima umano positivo, con tutte le emozioni che appartengono alla persona, è un elemento fondamentale per avvantaggiare l’apprendimento, favorire la formazione, garantire in classe un buon equilibrio psicologico e un’identità positiva a favore degli alunni-studenti. In questa maniera l’attivazione dei processi cognitivi e metacognitivi è fortemente incentivata e l’apprendimento diventa autentico.