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L'esperienza di un docente con la Didattica a Distanza

L’esperienza di un docente con la Didattica a Distanza

L’esperienza di “Mario”

Abbiamo incontrato un docente ed ascoltato la sua esperienza con la didattica a distanza (DaD), in un periodo “particolare” come questo. Chiameremo questo docente “Mario” per riservatezza.  Ciao Mario, raccontaci come stai affrontando questo momento: “in questi mesi, nella scuola dove insegno, ho sperimentato insieme ai miei colleghi una sensazione strana quasi paradossale. Come se fossi stato gettato improvvisamente in acqua, senza salvagente, mentre mi viene chiesto di imparare a nuotare, affrontando il mare aperto“.

Situazioni tecniche complicate

Mario spiegaci meglio la situazione: “Tutto quello che stiamo vivendo è riferibile ad un unico motivo: la formazione sull’utilizzo delle piattaforme didattiche a distanza, spesso teorica è stata svolta molto approssimativamente. Tutto non si è tramutato in una diversa e rinnovata modalità di lavoro. Tutt’altro nel quotidiano noi docenti ci scontriamo con situazioni tecniche spesso complicate. Dalla linea Wi-Fi inadeguata, agli strumenti tecnici che, se affidati ai devices personali degli alunni, mettono in campo il problema della varietà e spesso la impossibilità di “far girare” applicazioni e/o piattaforme di ultima generazione utili alla didattica“.

L’importanza della Scuola

Continua Mario: “Nonostante le diverse difficoltà gli eventi di questi mesi hanno portato al centro dell’attenzione, quanto le nuove tecnologie applicate alla didattica possano diventare una opportunità e di affermare, il ruolo della Scuola non solo formativo, ma anche sociale e relazionale“.

Modelli innovativi: la classe virtuale

Mario cosa pensi della “Classe Virtuale” e della sua applicabilità? : “le possibilità di base della DaD possono essere utilizzate direttamente nei processi di tipo tradizionale, ma possono anche servire per implementare modelli nuovi di insegnamento, modelli cioè che introducono cambiamenti di una certa portata nel mondo della didattica. Quando si parla di nuovi modelli è utile distinguere fra i modelli che entrano in modo significativo nella meccanica dell’apprendimento e quelli che invece mettono semplicemente a disposizione del processo di insegnamento/apprendimento tradizionale strutture e possibilità di tipo nuovo. Un tipico esempio di questi ultimi è la cosiddetta classe virtuale. La classe virtuale nella sua accezione più generale consente quindi la comunicazione bidirezionale docente-studente e studente-studente, potendo essere, parte della comunicazione in tempo reale e parte in tempo differito

DaD e Classe Virtuale

Quale è il rapporto tra DaD e Classe Virtuale?: “Non è correlato alcun modello didattico predefinito e lascia al docente la libertà di utilizzarla. Il docente può scegliere se fare lezione in modo del tutto tradizionale o di adottare metodologie didattiche innovative basate sulla DaD. In altre situazioni la DaD può favorire modelli di apprendimento in cui l’imparare si concretizza in una pluralità di attività fra loro integrate orientate ad una comune finalità educativa. Come ad esempio: lavoro di gruppo, attività di ricerca documentale, richiesta di informazioni, condivisione di esperienze, confronto culturale ecc.. In questo caso il modello entra nel vivo del processo di apprendimento, prevede una metodologia didattica e non si limita a fornire una scatola capace di ospitare attività didattiche di qualunque tipo“.

La tecnologia nelle diverse fasi della didattica

Il termine didattica include tre distinti momenti, tutti quanti finalizzati all’apprendimento, ma logicamente distinti e relativamente indipendenti uno dall’altro:

– la progettazione didattica
– la gestione della didattica
– il processo di insegnamento/apprendimento

Nella didattica tradizionale la distinzione fra questi tre momenti è spesso sfumata e comunque, le risorse impegnate nel processo di insegnamento/apprendimento sono di solito nettamente maggiori di quelle dedicate alla progettazione e alla gestione. Quando si utilizzano approcci basati su tecnologie didattiche è invece necessaria una netta distinzione fra i tre momenti (distinzione che peraltro è necessaria alla buona qualità della didattica indipendentemente dall’uso delle tecnologie) e l’impegno per la gestione e soprattutto per la progettazione può crescere notevolmente. In presenza della telematica e più in generale di tecnologie didattiche, questi tre momenti diventano quindi di importanza paragonabile per quanto riguarda sia l’incidenza sulla qualità della didattica, sia l’entità delle risorse richieste.

La progettazione didattica come processo di gruppo

Mario come vedi la progettazione didattica?: “Sempre più la DaD configura la progettazione didattica come un processo di gruppo in cui possono intervenire competenze ed individui differenti: l’esperto dei contenuti, l’insegnante con esperienza didattica oltre che disciplinare, il metodologo, l’informatico, lo psico-pedagogista, l’esperto di comunicazione. Raramente però si riescono a creare situazioni in cui queste componenti hanno la possibilità di lavorare a diretto contatto. I problemi sono di varia natura: distanze geografiche, difficoltà nel far collimare le date per gli incontri, diversità nei modi e nei ritmi di lavoro, etc. Questi problemi si traducono di solito in una scarsa interazione fra gli esperti afferenti ad un progetto. Una migliore comunicazione favorirebbe la discussione a livello curricolare e metodologico, lo scambio rapido di esperienze e materiali didattici (programmi, documentazione su sperimentazioni, etc.), lo stretto collegamento con il mondo accademico e della ricerca, in sintesi, la qualità del progetto“.

Conclusioni

Mario: “l’innovazione tuttavia si concentra prevalentemente sugli aspetti gestionali e investe assai meno la sfera dell’apprendimento vero e proprio. Così una lezione trasmessa in modalità streamingnon è sostanzialmente diversa da una lezione tradizionale, almeno dal punto di vista della meccanica dell’apprendimento. Analogamente, nel caso della remotizzazione delle lezioni, il modello resta sempre e comunque quello di tipo centralizzato. Certo avremmo avuto bisogno di più tempo, risorse e strumenti per fronteggiare queste difficoltà. Confidiamo nel futuro, con la ferma convizione questa questa “sperimentazione forzata” porti il cambiamento sperato nell’organizzazione e nella fruizione della didattica e più in generale nella nostra Scuola