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La scrittura: potente strumento per esprimersi

Il gesto scrittorio è solo l’ultimo dei movimenti, l’ultimo ad essere coinvolto ad effetto-domino dall’attivazione della catena neuro-muscolare. La scrittura non è data solamente dal movimento della mano, delle dita, ma di tutto l’arto superiore.

Anzi, se osserviamo attentamente, tutto il corpo dello scrittore assume una propria postura. Tutto il suo corpo è coinvolto in questo movimento espressivo, non solo per esaudire una funzione muscolare, ma anche espressiva di un contenuto ideologico ed emozionale.

E’ interessante osservare i bambini mentre scrivono un testo libero. Le loro espressioni facciali, la postura più o meno rigida, l’allineamento della testa, le braccia più o meno tese. Tutto parla di ciò che stanno scrivendo e di come stanno vivendo questo momento di produzione.

Se il bambino, ma vale anche per l’adulto, si sta rivolgendo a qualcuno verso cui prova forti emozioni spiacevoli, lo vedremo assumere una postura tesa, le gambe incrociate, il volto con un’espressione aggressiva.

Tutti i muscoli del suo corpo sono in tensione e, naturalmente, anche quelli dell’arto scrivente, scaricando sul foglio quell’energia ed eccitazione che non può sfogare altrimenti.

Questo lo osserviamo anche sulla stessa scrittura

Tendenzialmente troveremo una grafia con appoggio marcato, con molti angoli, scatti e lanci, impulsiva, precipitosa, con imprecisioni, ritocchi. La mano vorrebbe stare al passo con l’eruzione incontenibile di pensieri che si riversano sul foglio.

 

Diversa sarà la scrittura della stessa persona, nel momento in cui stende una lettera serena rivolta ad un amico che per esempio non vede da tempo.

I sentimenti istintivi emergeranno, ma si lasceranno piacevolmente contenere dal controllo razionale corticale, prendendone a prestito le espressioni linguistiche per racchiudere in parole quelle emozioni piacevoli.

Anche in questo caso ci sarà una carico di eccitazione e di energia che cercherà discretamente di esprimersi

Cambierà il tono muscolare del corpo. Sarà più soffice, più disteso, rilassato. E ciò si riverserà su una scrittura, che potrà essere appoggiata, sinonimo di coinvolgimento e partecipazione ad una passione emotiva, o leggera, se i sentimenti sono vissuti in modo più delicato, sensibile o distaccato.

Sarà più morbida nelle forme, accattivante, curata, posata, con maggior prevalenza di curve. La mano assapora ogni singola parola, come se fossero istanti infiniti in cui addensare il sentimento provato.

Questo lo osserviamo anche nella scrittura di una stessa persona in momenti diversi della vita. Se è vero che abbiamo una scrittura che mantiene le stesse caratteristiche fondamentali che caratterizzano la nostra personalità, è anche vero che la stessa varia secondo le circostanze, secondo il nostro sentire, secondo il nostro atteggiamento verso la vita e il mondo.

Del resto nella vita quotidiana siamo soggetti a variabilità emotive, a mutamenti di contenuti del pensiero, di opinioni ed ai fuggevoli sentimenti. Ciò si riflette in tutto ciò che facciamo, a come lo facciamo, incluso come scriviamo.

La Dottoressa Venturelli sottolinea nei suoi scritti, come la scrittura spontanea è anche inconscio della personalità dello scrivente, attraverso l’espressività corporea non-verbale del gesto grafico. Un continuo proiettarsi e rispecchiarsi dell’identità spirituale in un gesto che lascia una traccia di sé irripetibile, che crea un piacere fisico immediato e profondo.

“Nella grafia spontanea si realizza infatti quella magia sintesi tra inconscia ricchezza dell’anima e materialità corporea da cui scaturisce il piacere di scrivere a mano.”

Queste dinamiche spesso si notano anche nei bambini in rieducazione della scrittura

Robert Olivaux, inventore del metodo di rieducazione del gesto grafico, nel suo libro “Pedagogia della scrittura e grafoterapia” evidenzia come la presentazione di un testo, la cura e la stessa ortografia, consentono di passare da un livello di analisi del messaggio da “manifesto” a “latente”.

Quest’ultimo è un livello più oscuro, quello dei sottintesi e del non-detto, che implica una rilettura “tra le righe”. Si possono scoprire certi errori, certi “sbagli” ortografici che sono in realtà più vicini ai lapsus che a una vera difficoltà di rappresentazione o di trascrizione della parola.

Il dottor Olivaux riporta l’esempio di come un bambino geloso dei suoi fratelli e sorelle si sbaglierà nell’accordo dei verbi, come se rifiutasse il “plurale”; o nel caso di lettere doppie, ne eliminerà una su due.

Molto spesso, quando il bambino si trova nell’ambito rassicurante di una rieducazione, tale fenomeno non si verifica, ma questo non significa che il problema sia risolto. Un’ortofonista ha fatto notare che il rifiuto del plurale si legge anche nei quaderni di quei bambini che sono rimasti allo stato “fusionale” e che non hanno nessun altro al mondo all’infuori della propria madre.

Ciò dimostra che il sistema neurologico è una struttura anatomica che veicola tanto la volontà, l’azione ed il pensiero, ma che questi subiscono fortemente l’influenza delle componenti emotive dei nuclei arcaici.

Anche il cervello ha il suo cuore!

Articolo a cura di Cinzia Austoni 
Educatrice del gesto grafico
Psicomotricista
Insegnante Scuola Primaria
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