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Strategie didattiche per promuovere l’apprendimento

Strategie didattiche per promuovere l’apprendimento

La trasformazione del sistema formativo

Il processo di trasformazione che ha investito il sistema formativo, durante questo periodo,  ha portato e porterà delle modifiche sostanziali nell’offerta e nei modelli di organizzazione dei processi formativi. Si diversificheranno sempre più le tipologie di fruizione e l’offerta formativa tenderà verso modelli di adeguamento dei percorsi didattici al contesto sociale di riferimento, mutato a causa della pandemia.

Il sistema della formazione, ora più che mai, ha l’esigenza di rivedere i modelli organizzativi e di ridefinire gli approcci metodologici e didattici.  Le pratiche formative più innovative, dovranno dimostrare una maggiore attenzione per la diversificazione delle tipologie degli interventi e dei destinatari dell’offerta di formazione e riqualificazione.

UN NUOVO MODELLO DI FORMAZIONE

E’ necessario favorire l’incontro tra le richieste dei soggetti, specialmente giovani che vogliono inserirsi nel mercato del lavoro e le necessità del sistema produttivo. Emerge la necessità di sviluppare un modello di offerta formativa personalizzata, definita nel suo complesso da diversi fattori ed esigenze:

– le specificità individuali derivate dal contesto socio-economico attuale e futuro;

– i diversi stili di apprendimento delle persone;

– la difficoltà a frequentare percorsi scolastici “tradizionali” (pre-pandemia);

– i punti di partenza differenziati degli utenti.

L’adozione e il “successo” di un nuovo modello di formazione dipende dalla sua capacità di adattare le risposte alle individualità ed allo stile di apprendimento dei soggetti attraverso una diversificazione dei percorsi formativi in vista di un reale inserimento nel mondo del lavoro o di una riqualificazione professionale

LA PERSONALIZZAZIONE DEI PERCORSI

Per personalizzare  un percorso formativo è necessario utilizzare i seguenti elementi:

– l’architettura progettuale dell’intero percorso formativo;

– le unità formative che compongono il percorso formativo;

– le funzioni che il processo formativo svolge per l’utente

– relativamente agli obiettivi che si prefigge di raggiungere.

COSTRUIRE UN PERCORSO FORMATIVO

Tale impostazione presuppone l’articolazione dei percorsi formativi in modo da costruire un progetto formativo personalizzato finalizzato a:

– adattare le risposte formative alle caratteristiche degli utenti e dei contesti di apprendimento in relazione al mutato contesto sociale;

– favorire l’acquisizione di competenze necessarie alla crescita professionale, sociale, facilitandone l’occupabilità e l’eventuale riqualificazione;

– stimolare il protagonismo e la responsabilizzazione degli utenti nel loro percorso didattico;

– ottimizzare dal punto di vista didattico tutte le potenzialità di apprendimento connesse alle risorse esistenti.

FLESSIBILITA’ DELL’APPRENDIMENTO

Tale strategia formativa consente di rendere più flessibili i percorsi di apprendimento e rende l’ente formativo (scuola, ente di formazione, IeFP, ecc.), depositaria di un repertorio di unità formative. Luogo dove gli utenti possono attingere per riconoscere e rafforzare il loro stile di apprendimento, integrare il loro patrimonio di conoscenze per far sì che sia una esperienza formativa di successo per ciascuno realisticamente considerato e rispettato nel suo contesto.

Sul piano gestionale del processo formativo ciò comporta da parte degli operatori (progettisti, formatori, orientatori), una programmazione, realizzazione e messa a punto di numerose modificazioni e differenziazioni didattiche, rispetto agli standard di percorso ed agli obiettivi formativi, a causa del mutato contesto sociale.
In generale il progetto così impostato non viene riferito solamente a competenze “professionalizzanti” o di riqualificazione , ma prevede anche tutta quella serie di attività che sono utili a preparare l’individuo all’ingresso in un rinnovato mercato del lavoro.

LE METODOLOGIE DIDATTICHE ATTIVE

Un discorso specifico interessa la questione delle metodologie didattiche attive che si possono utilizzare durante lo svolgimento degli interventi di personalizzazione nel percorso formativo. È noto che nel processo di insegnamento/apprendimento la scelta e l’utilizzo della metodologia didattica è funzionale agli obiettivi da raggiungere, tenendo conto delle caratteristiche peculiari della situazione formativa, dalle conoscenze e dalle personali realtà definite in partenza.

Risulta fondamentale, infatti, prendere in considerazione e porre in primo piano i processi di percezione della realtà e di elaborazione che avvengono in ciascun allievo/discente e che ne determinano la risposta in termini di comportamento. In altri termini diventa essenziale comprendere la motivazione del soggetto all’apprendimento, la percezione della sua “autoefficacia”, i suoi stili cognitivi ed i tempi di apprendimento, gli interessi e tutti quegli elementi che concorrono alla caratterizzazione del suo profilo orientativo. Individuare una metodologia formativa adeguata ed efficace nel raggiungere con successo i traguardi stabiliti dal percorso formativo.

COMPETENZA E APPRENDIMENTO

Dar valore e tenere conto di tale processo, ossia la facoltà di elaborare le informazioni da parte dell’allievo, significa in sostanza mettere l’accento sull’azione, dare risalto alla facoltà di elaborare l’informazione e di mettere in atto  in un dato contesto organizzativo un comportamento adeguato.
In termini pedagogici o anche andragogici quanto sinora specificato si traduce nell’ambito del processo formativo nella scelta e nell’utilizzo di metodologie didattiche attive, di strategie che puntano sullo sviluppo di modelli decisionali e di analisi della realtà che vedono il discente come protagonista, soggetto attivo dotato di un’ampia autonomia nell’ambito del processo di apprendimento e di formazione.

L’ALLIEVO SPERIMENTA

La possibilità da parte dell’allievo di sperimentare e di verificare in una situazione formativa la propria capacità di prendere decisioni attraverso un esame attento della realtà, gli consentirà di acquisire un modello comportamentale che potrà in seguito applicare e sviluppare in una data situazione lavorativa e professionale. La scelta di orientare i curricula formativi dei saperi di base sull’operatività permette di conseguire risultati positivi anche sul piano della strutturazione della personalità in termini di sviluppo di autostima, di consapevolezza delle proprie competenze e delle proprie possibilità, nonché aumenta la disponibilità ad approfondire nuove conoscenze ed utilizzare nuove e diverse strategie per interagire nel sociale.

Alla base della scelta e dell’impiego dei metodi attivi vi è la consapevolezza che per l’allievo è molto più produttivo sforzarsi di apprendere tecniche e contenuti per poter risolvere un compito coinvolgente e realistico, che imporre lo studio di nozioni ritenute fondamentali attraverso un uso, quasi esclusivo, della comunicazione verbale nella didattica.

5 METODOLOGIE DIDATTICHE ATTIVE

Fra le principali metodologie attive adottati nella formazione, identificate anche come “metodologie esperienziali”,  dove la promozione dell’apprendimento  si manifesta attraverso la partecipazione attiva e diretta degli allievi a situazioni ed eventi didattici appositamente programmati dal formatore.

Indichiamo di seguito in cosa consistono tali metodologie:

1) Metodo dei casi

Analisi e discussioni di gruppo di una situazione lavorativa-tipo problematica proposta dal formatore e scelta delle soluzioni più adeguate (nel caso la soluzione corretta non esiste e soprattutto non è prevedibile a priori come, invece, nella esercitazione di problem solving, dove la risolvibilità del caso è demandata ad un corretto impiego di nozioni e procedure già possedute).

2) Simulazioni su casi (role playing)

“Recita” (giochi di ruolo), di parti prestabilite di una situazione lavorativa predefinita che prevede una pluralità di ruoli professionali (colloquio tra capo e collaboratore richiesto in una data situazione; colloquio di vendita di un prodotto definito con un cliente definito; ecc.). Simulazioni dimostrative o esercitazioni “analogiche”: sono esercitazioni già “codificate” che vengono utilizzate dal docente per evidenziare fenomeni sociali, consentendogli di dimostrare alcune tesi inerenti i comportamenti relazionali.

3) Simulazioni di esercitazioni psicosociali (dette anche “qui e ora”)

Viene assegnato agli allievi una certa tipologia di compiti, variabili in funzione dei fenomeni che si vogliono esaminare, e successivamente viene sollecitata l’analisi collettiva di quanto è accaduto per evidenziare le relazioni interpersonali che si stanno sviluppando in formazione.

4) Cooperative Learning

E’ uno stile pedagogico ed una metodologia di insegnamento che intende collegare il piano cognitivo e il piano delle competenze sociali. Il Cooperative Learning ha come finalità quella di proporre un’educazione integrale e una scuola per le nuove generazioni tenendo presente la duplice domanda che arriva dal mondo del lavoro: abilitare le nuove generazioni ad essere professionalmente capaci di svolgere un’attività sempre più complessa e nello stesso tempo essere capaci di creare ambienti e relazioni tra le persone che favoriscano il benessere della persona in situazione di prestazioni di lavoro.

Sviluppare una capacità di interazione promozionale, ovvero acquisire delle buone competenze relazionali, significa favorire, quindi, capacità di ascolto, di dialogo e di accompagnamento. Il Cooperative Learning rientra nel discorso inerente la formazione delle nuove generazioni e i metodi di insegnamento più efficaci per prevenire il disagio dei giovani che vivono nella scuola e il recupero di quelli che per diverse ragioni vivono ai margini della scuola, la sopportano con difficoltà, non riescono ad integrarsi in essa.

5) Metodo Feuerstein

Prende il nome dallo psicologo Reuven Feuerstein, si basa sul presupposto che l’intelligenza sia modificabile, a qualsiasi età e in qualsiasi fase di sviluppo. La teoria della modificabilità cognitiva strutturale si riferisce non a cambiamenti superficiali e limitati nel tempo, ma alla capacità dell’individuo dimodificarsi e modificare le proprie capacità e competenze cognitive in maniera stabile, tanto da permettergli di poter funzionare con azioni auto regolative e auto perpetuanti.

Tale condizione di modificabilità è però subordinata alla presenza di una corretta mediazione, che si riferisce all’azione svolta da un adulto di mediare tra l’universo di stimoli ambientali e la capacità di elaborazione del bambino. Infatti, il bambino non può adeguatamente sviluppare abilità di selezione e strutturazione delle informazioni in ingresso, senza la mediazione dell’adulto, che deve svolgere anche la funzione di organizzare le risposte del bambino, facendo sì che esse abbiano valore comunicativo e significato sociale.

Nonostante il metodo sia nato per supportare bambini con deficit cognitivi importanti, come la sindrome di Down, in seguito si è constatato che esso poteva aiutare anche molte altre categorie di individui e oggi in molti paesi del mondo è applicato a diverse tipologie di persone quali: studenti disabili, bambini con leggere disabilità (es.: difficoltà nella lettura), studenti normali con scarso rendimento scolastico, studenti particolarmente dotati, studenti di cultura diversa da quella circostante, studenti ipovedenti ed ipoacustici, pazienti in riabilitazione neurologica ed anziani, adulti con compiti dirigenziali.

Dall’analisi descritta riguardo alle strategie da attuare per favorire l’apprendimento, in un’ottica rinnovata, è possibile giungere alla conclusione che è possibile utilizzare una vasta gamma di proposte metodologiche di supporto alla didattica formativa ma occorre avviare un rapido processo di riqualificazione degli operatori  della formazione (docenti, educatori, ecc.), adeguatamente formati per l’ottenimento degli obiettivi formativi.