La pandemia Coronavirus continua ad imperversare in tutte le parti del mondo. Una realtà degna di nota è che questa epidemia, come tutte le altre, è un fenomeno “sociale” a tutti gli effetti.
È facile trascurare questo punto quando siamo pieni di numeri, statistiche, grafici e proiezioni certe e definite. Resta comunque evidente che le persone e le loro azioni quotidiane restano centrali anche in questa situazione. E i cambiamenti che stiamo affrontando sono evidenti. Tutte le persone che lavorano “da casa” cercano modi per gestire una nuova normalità e nuovi equilibri psico-sociali.
Quali nuove pratiche sociali stiamo vedendo emergere e cristallizzare? Come potrebbero adattarsi datori di lavoro ed i dipendenti? Man mano che emergono nuove pratiche sociali, i datori di lavoro dovranno adattarsi a nuovi modelli di lavoro per coinvolgere e rafforzare la forza lavoro “a distanza”.
Quattro tematiche risultano particolarmente interessanti
La tecnologia diventa più tangibile e più intima
La maggior parte di noi viene toccata quotidianamente dalla tecnologia, in modo consapevole o meno. Il modo in cui facciamo acquisti on-line, ciò che vediamo sui social media e persino la logistica che sta dietro al modo in cui il cibo viene consegnato al nostro negozio di alimentari locale dipendono tutti dalla tecnologia. Queste tecnologie sono in gran parte onnipresenti e spesse volte non ci si fa caso, ora escono alla ribalta.
L’analogia con un martello qui può essere istruttiva . Un carpentiere che usa un martello per costruire una recinzione è concentrato sul compito di costruire quella recinzione. È solo quando colpisce il dito o quando manca la testa di un chiodo che il martello diventa un oggetto di pensiero cosciente. Altrimenti, fa parte di uno sfondo in gran parte senza importanza.
Mentre saltiamo su teleconferenze video abilitate dai nostri salotti, con bambini che corrono sullo sfondo, animali domestici in cerca di attenzione, diventiamo più autocoscienti di noi stessi, del nostro mondo sociale e della tecnologia necessaria per svolgere il nostro lavoro. Molti di noi sono diventati molto più consapevoli del contesto poiché i nostri strumenti di produttività del lavoro riformulano il modo in cui promuoviamo la “vita lavorativa” e la “vita personale”.
Per quelli abbastanza fortunati da avere attività che consentono di lavorare da casa, è evidente che gli strumenti tecnologici a disposizione permettono “agili” esperienze di comunicazione (e non solo) sia in contesti familiari che in contesti “esterni”.
La videoconferenza è ormai divenuta un pilastro della nostra quotidianità. E’ diventato un classico iniziare la giornata (lavorativa e non) con l’ormai familiare mosaico di partecipanti. Un nuovo tipo di griglia sociale di “avatar” una nuova forma di connessione. Ancora deve emergere una soluzione relativa a come i dipendenti si adatteranno (e magari evolveranno), in queste configurazioni “reinventate”. Ma è sicuro dire che si tratta tanto di una questione sociale e culturale quanto di una questione tecnica e tecnologica.
I “team leader” stanno dando la priorità alla connessione umana
Gli esseri umani sono esseri sociali e, come tali, sono in gran parte non abituati alle conseguenze fisiche e sociali del “rifugio sul posto” per un certo periodo di tempo. Ancora una volta, la tecnologia ci aiuta a rimanere in contatto e, per molti aspetti, sta facendo un buon lavoro.
Tuttavia, in assenza di una presenza fisica diretta, il morale dei collaboratori può precipitare, quindi i team leader di una azienda piccola o grande che sia, devono considerare nuove modalità per coinvolgere positivamente il proprio gruppo di lavoro.
Le buone pratiche che sembrano guadagnare slancio positivo includono pranzi di gruppo virtuali, condivisione di foto e storie sulle aree di lavoro domestiche e check-in giornalieri one-to-one o condivisi. Supportare il desiderio umano di essere connessi, di raccontare storie e di essere riconosciuti come un individuo. L’individuo mentre è soggiogato dalla quarantena, non deve essere impoverito di ciò che ci rende umani: la socialità.
L’empatia è fondamentale per colmare il divario
L’empatia, l’atto di dimostrare cura per un’altra persona, è più che mai necessaria poiché i leader aiutano a guidare i propri collaboratori in questi tempi difficili. Le persone attraverso il vissuto personale, affrontano un aumento del livello di stress in un equilibrio lavoro/vita che è diventato un tutt’uno. In questo caso il ruolo dei leader come guida e mentore sarà essenziale. La capacità di esprimere le proprie vulnerabilità, aiuta molto a confortare le persone che stanno lottando.
Ci viene ricordato il potere dell’inclusione
Viviamo in un mondo profondamente connesso, fatto di diverse realtà economiche e culturali. In tutto il mondo e nelle sue diverse culture, queste circostanze sfidanti si intrecciano nel modo in cui esprimiamo l’amore, le nostre perdite e i nostri modi di trasmettere empatia. Come leader di successo sanno, la diversità delle persone e delle prospettive ha un impatto significativo e positivo sulla creatività e l’innovazione del gruppo di collaboratori.
Come conseguenza di questo momento storico profondamente inquietante e inclusivo, sarebbe auspicabile, come individui e come leader, che si scoprano modi più sfumati e produttivi per celebrare le differenze culturali da cui il nostro emerge l’umanità condivisa.